Non è una Festa Mesta quella che ieri ha accolto al teatro del Popolo di Gallarate. “Complimenti per la festa” è il titolo del film che celebra i Marlene Kuntz a 20 anni dall’uscita di Catartica: e ieri il del Popolo era pieno per rendere omaggio a uno dei re dell’indie rock italiano.
Tributo di carriera e insieme film concerto, il film di Insinga fa piazza pulita di trionfalismi e cerca il proprio fulcro nell’energia dei momenti di palco. Ottobre 2014: con il Catartica Tour i Marlene Kuntz festeggiano i 20 anni del loro album di debutto e i loro 25 di attività. Per celebrare il doppio anniversario la band si lascia seguire da una piccola troupe mentre suona di nuovo quel disco spartiacque nella scena rock alternativa italiana. In parallelo, i componenti (anche i fuoriusciti), i produttori e alcuni colleghi e giornalisti musicali ripercorrono la storia delle origini del gruppo.
“Complimenti per la festa” rievoca i primi passi di un gruppo di tenaci ragazzi di provincia (Cuneo) innamorati della musica. I tre fondatori – il batterista , il cantante e chitarrista Cristiano Godano e il chitarrista – poco più che ventenni, rimasticano post punk, Sonic Youth, alt-rock e li rielaborano, complice la forte aspirazione al songwriting in italiano di Godano, elemento carismatico della band.
Il titolo viene da una delle quattordici tracce di Catartica, “Festa mesta”, pezzo che richiama immediatamente il gesto punk del pogare sotto il palco e una certa rabbia malinconica. Coerentemente all’atteggiamento schivo del gruppo, il film di Insigna fa piazza pulita di trionfalismi e cerca il proprio fulcro nell’energia dei momenti di palco e nella normalità della vita on the road. Scelta appropriata, per una formazione che ha suonato molto live.
L’effetto “immersivo”, come si legge nelle note di regia, deriva certo dal sedersi tra di loro con la videocamera nel van, a tavola o nel backstage, ma in particolare dal montaggio straordinariamente fluido dei brani in concerto, citati con moderazione e costruiti su raccordi tra esibizioni su palchi differenti. Il film intercetta così, dopo l’iniziale frustrazione di un talento non riconosciuto, quella particolare, paziente fratellanza che è la pratica del suonare insieme per anni, con le sue regole, riti e vezzi: dai problemi di volume degli amplificatori all’eccitazione per la richiamata in scena. Ovvero quella chimica che continua a giustificare fatica.