Governo/ Berlusconi ‘non tribola’ per Carfagna. Ma lei:Mi dimetto


Lisbona, 20 nov. (Apcom)
– E’ forse tutta in una parola la prova che qualcosa si è spezzato. E’ tutta in quel “signora” con cui il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi chiama il ministro Mara Carfagna. Lo stesso sostantivo con cui si riferiva a Veronica Lario nei prodromi del divorzio, quando scoppiò il velina-gate.

Il premier ci prova a malapena a non lavare i ‘panni sporchi’ a Lisbona, dove per tutto il giorno è stato impegnato nel vertice Nato, tra Obama e Medvedev, a discutere di Afghanistan, rapporti con la Russia e “nuovo concetto strategico”. In conferenza stampa le domande sui guai casalinghi non si fanno attendere. Berlusconi un po’ ci prova: “Parliamo di politica estera” dice. Ma dura lo spazio di pochi secondi.

Quando il Cavaliere parla, è vero, le agenzie non hanno ancora rilanciato l’intervista al ‘Mattino’ in cui il ministro delle Pari Opportunità annuncia che il 14 dicembre voterà la fiducia ma poi si dimetterà da governo, partito e pure dal Parlamento perché il Pdl in Campania è ormai ridotto a una “guerra tra bande”. La promessa che il Cavaliere le ha fatto ieri in una lunga telefonata di occuparsi della faccenda al suo ritorno, evidentemente, non è bastata. Non è un caso se altri due ministri di ‘Liberamente’ come la Gelmini e Frattini in giornata si erano affrettati a darle sostegno e a spiegare che quello che la Carfagna aveva posto non era un suo “problema personale” con Cirielli e Cosentino sulla gestione del Pdl campano, ma una “questione di principio” che andava ascoltata e a cui andava data una risposta.

Ma la risposta che Berlusconi le fa arrivare da Lisbona è piuttosto un tentativo di ridimensionare il problema che, facendo il paio con il “de minimis” sussurrato da Ignazio La Russa sedutogli accanto, non deve aver fatto saltare di gioia la ministra. Mara? “Non mi ha fatto tribolare. E’ una cosa a cui non annetto particolare difficoltà”. Semmai c’è da “stropicciare gli occhi”, dice il Cavaliere, a vedere i giornali che invece di occuparsi di vertice Nato o Finanziaria, stanno lì a titolare sulla “signora Carfagna”.

D’altra parte è chiaro che Silvio Berlusconi ha tutto tranne che intenzione di mostrarsi debole. E nemmeno incompreso in patria visto che – dice – ha ancora il 56% del gradimento (anche se in una telefonata al Pdl milanese domenica aveva parlato del 60%), primo tra tutti i leader europei. Ma soprattutto il presidente del Consiglio mostra i muscoli sulla ‘sfida’ del 14 dicembre alle Camere. Il governo – spiega – non ha alcuna intenzione di andare a raccattare 2-3 voti in più per vivacchiare.

“Avremo una buona fiducia, con buoni numeri che ci dovrebbero consentire di governare e cioè di approvare le riforme” afferma. E se così non dovesse essere “nulla – osserva – potrà opporsi al ritorno agli elettori” e a quel punto ci sarà una ottima affermazione sia alla Camera che al Senato”. Anche senza Fini? “Le avremo con un’alleanza di centrodestra” chiosa il premier. E a scanso di equivoci La Russa aggiunge: “A buon intenditor poche parole”.

Bac

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