Roma, 1 dic. (TMNews) – Lunedì le prime misure del pacchetto economico saranno in Consiglio dei ministri. E Mario Monti, al termine del giro di incontri europei, ha fatto capire ai partiti che non ci saranno troppi margini per trattare. Non risultano incontri fissati né con i partiti né con le parti sociali e comincia anche a trapelare un certo malumore sia in casa Pd che dalle parti del Pdl per la mancanza di informazioni certe sulla ‘medicina’ che i partiti saranno chiamati a bere in Parlamento, senza contare la vera e propria fibrillazione dei sindacati per le indiscrezioni sulle pensioni. Qualcuno, nel Pd, arriva ad azzardare un’ipotesi: Monti potrebbe limitarsi a colloqui telefonici, senza vedere nessuno.
Parlando ieri a Bruxelles il presidente del Consiglio si è limitato a assicurare “consultazioni”, aggiungendo: “Farò appello al fatto che siamo in una situazione straordinariamente delicata e che certi passaggi e ritualità gradite a tutti forse non sarebbero a vantaggio dei cittadini. Farò appello a un senso collettivo di urgenza”. Il presidente del Consiglio, del resto, in questi due giorni ha fatto il punto con l’Eurogruppo e con l’Ecofin e in questo momento non ci sono molti margini per rimettere in discussione intese raggiunte con i partner europei.
L’accordo tra le banche centrali raggiunto ieri prevede anche una blindatura degli impegni che i governi siglano a Bruxelles. Monti non può permettersi di entrare in un gioco di veti incrociati tra il Pdl che non vuole la patrimoniale, il Pd che invece la pretende e non accetta strette sulle pensioni, i sindacati sul piede di guerra per difendere la soglia dei 40 anni di contributi.
Per questo, il premier contatterà tutti i soggetti interessati spiegando che se si perde tempo e se non si fa ciò che è necessario ci saranno “conseguenze gravi per tutti”. Un ragionamento che non lascia spazio a molti dubbi: il premier sembra orientato a fare appello al senso di responsabilità, richiamando la drammaticità della situazione e mettendo di fatto i partiti con le spalle al muro. Questa, sarà il discorso del premier, è la ricetta da adottare, il Parlamento faccia il suo lavoro, sapendo che i margini di correzione sono strettissimi, poi ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Anche per questo Pier Ferdinando Casini ha cominciato a chiedere che gli incontri chiesti da Pd e Pdl non si facciano proprio: inutile, è la tesi del leader Udc, si vada in Parlamento e basta. Stessa tesi, peraltro, di Antonio Di Pietro: “Ho detto a Monti quando l’ho incontrato per le consultazioni e al ministro Giarda stamattina che il Governo non deve chiamarci a riunioni nelle segrete stanze ma portare i provvedimenti in Parlamento”. Si vedrà se Pd e Pdl accetteranno questa formula e si accontenteranno dei contatti telefonici.
Adm/Bac/Tom
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