Qui c’è gente che vorrebbe saltare sul carro della rinascita ma giustamente adesso non può o non deve farlo perché era già su quello che ha fatto affondare il Varese, e c’è gente che per il momento se ne sta in silenzio quando, invece, su quel carro c’è sempre stata anche quando non c’era nessuno (da Parabiago ad Alghero e Pagani), perché non segue le mode o le vittorie ma soltanto una fede e una bandiera.
Questa gente potrebbe benissimo dire (ma non lo fa, perché non gliene frega nulla di vendersi alla stampa; vive per il Varese, non per gli altri): senza di noi, saremmo ancora nelle mani di quelli di prima. Senza di noi, nessuno avrebbe saputo con mesi di anticipo della partita venduta al Catania. Senza di noi e senza la nostra marcia dei trecento davanti alla sede biancorossa, quel coro “meglio l’Eccellenza di questa dirigenza” non sarebbe diventato un muro invalicabile per i capitan Schettino, cioè coscienza di popolo.
È in quell’esatto momento, dietro lo striscione “Varese merita rispetto”, che la storia è cambiata: perché le balle stanno a zero, quando si muove la gente. Quello striscione scritto con l’anima di trecento persone ha isolato il Varese 1910 dal resto del mondo, costringendolo ad affogare nella sua pozzanghera d’inganni e illusioni. L’ossigeno e la spina ai libanesi, ai pakistani e a chi ha ucciso il sogno del calcio a Varese li hanno staccati la Curva Nord, solo per uno slancio d’amore e senza chiedere nulla in cambio. Nel momento del silenzio di quei ragazzi presenti da Parabiago su tutti i campi per undici anni, noi diciamo: Curva Nord, non mollare ora. Loro possono fare giocare in casa ovunque il Varese e vincere l’Eccellenza, loro meritano questa maglia finalmente rosso sangue, rosso fuoco, immacolata e piena solo di sogni.
E solo loro sanno quanto meriti un loro coro, domani al raduno, il piccolo grande uomo Francesco Luoni, che riducendosi l’ingaggio e scalando all’indietro le categorie è pronto a diventare la più grande bandiera vivente degli ultimi undici anni: perché accetterà l’Eccellenza, come fece undici anni fa, solo per la maglia e per la varesinità, trascinandosi dietro tanti come lui.
Loro per ora stanno zitti ma non potranno farlo a lungo perché questa squadra nessuna l’ha amata (coi fatti, sui campi) di più, rischiando l’impopolarità e pure il lavoro e la famiglia.
Il sindaco Attilio Fontana, che non può essere certo tacciato di amicizia preventiva con la curva (e viceversa), è pronto a un gran bel gesto: «Invito questi ragazzi in Comune giovedì all’ora di pranzo perché se si sono mosse le acque e l’opinione pubblica il merito è della loro manifestazione di piazza. Hanno sempre dato tutto per il Varese, e nei momenti della massima crisi hanno dato anche di più, unendo il pubblico e la città dietro il loro amore per questi colori. Questa è la squadra della città, e loro lo sanno. È giusto che ci siano perché ci sono stati sempre. Li aspetto da me per ringraziarli e parlare un po’ del presente e del futuro».
Chiude Enzo Rosa, le cui parole sull’argomento pesano più di quelle di chiunque altro: «Il Franco Ossola è il Franco Ossola soltanto se ci sono gli ultrà. Hanno perso due categorie ma io spero, anzi credo che sosterranno questo progetto. Il Varese ha bisogno di loro perché noi vogliamo e dobbiamo vincere questo campionato. E se la curva c’è, lo vinciamo».