Atene, 3 ott. (Apcom) – Obbiettivo la maggioranza assoluta: il Partito Socialista greco (Pasok) si presenta come netto favorito alle elezioni politiche che si svolgeranno domani ma avrà bisogno di raccogliere circa il 40% dei suffragi per poter governare da solo.
Comunque vada, il leader socialista Georges Papandreou è quasi certo di approdare al governo vendicando le sconfitte patite nelle due ultime consultazioni ma, come ha chiesto nell’ultimo comizio elettorale, “neanche un voto deve andare perso per poter garantire al paese le profonde riforme di cui ha bisogno e che non sono possibili se non con un governo monocolore”.
Il premier conservatore Costas Caramanlis, riconfermato due anni fa con la maggioranza assoluta di un voto (151 seggi su 300) ha deciso di ricorrere alle elezioni anticipate per ottenere un mandato chiaro sulle misure di austerità che saranno prevedibilmente necessarie per superare gli effetti della crisi economica mondiale: tuttavia da alcuni mesi a questa parte il governo è oggetto di forti critiche a causa della cattiva situazione finanziaria e dei numerosi scandali di corruzione.
Inoltre, la popolarità di Caramanlis ha subito un forte calo nel corso dei disordini provocati l’anno scorso dall’uccisione di un giovane da parte della polizia; la contestata gestione della crisi estiva provocata dagli incendi forestali (oltre 21mila ettari di vegetazione distrutti nella sola regione di Atene) sembra aver definitivamente compromesso la posizione del governo.
In un panorama dominato dai due principali partiti, i conservatori di Nea Demokratia (Nd) e il Pasok, a decidere l’assetto del futuro esecutivo saranno le formazioni minori: i comunisti del Kke, l’estrema destra del Laon e la sinistra radicale del Syriza.
La legge greca proibisce la pubblicazione dei sondaggi nelle due settimane precedenti il voto: il Pasok era dato al 40% (vicino quindi alla maggioranza assoluta) con sette punti di vantaggio su Nd; comunisti e sinistra radicale venivano accreditati rispettivamente dell’8,5% e del 3,5% delle preferenze, l’estrema destra del 6,5% mentre i Verdi non supererebbero la soglia di sbarramento del 3%.
Rimane però l’incognita del voto giovanile: il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni ha raggiunto il 17% e forse non a caso i giovani hanno partecipato in modo massiccio ai disordini dell’anno scorso; se il loro rifiuto della Nd appare certo non è detto che le preferenze vadano all’altro grande partito istituzionale.
Mgi
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