«Gridava e lo riempiva di botte Si sapeva, ma nessuno si è mosso»

«Gridava e lo ammazzava di botte». Lo racconta una vicina di casa, sconvolta, come tutti quelli che vivono nella palazzina di via Del Santuario al civico 2, per l’omicidio di Angelo Alberti, ucciso dal figlio Luca.

Una versione, quella della violenza tra le mura domestiche, confermata dai vicini, dai commercianti della zona e dalla cerchia delle conoscenze.

Un quadro di convivenza ad alta tensione, segnalata almeno ufficiosamente, tanto che in parecchi parlano di «tragedia annunciata», ma sulla quale non ci sarebbero mai stati provvedimenti ufficiali.

«Quello che è successo – racconta la donna, che ha voluto mantenere l’anonimato – mi ha sconvolto. Spesso si sentivano le urla, è stato segnalato anche alle istituzioni, ma non è mai successo nulla. Dispiace per quello che è accaduto, Luca non era però un tipo da coltelli. Non è una cattiva persona, chissà cosa gli è frullato nella testa. Con me è sempre stato molto gentile, educato, non posso dire nulla di male. Con il padre, invece, la situazione era ormai da tempo di grande tensione, ma non avrei mai immaginato che potesse ammazzarlo. Sono scioccata».

La malattia di Angelo è stata condizionante, ma per molti la situazione ha subito un crollo già alla morte della sua prima moglie, Jolanda. La donna da cui Angelo ha avuto i tre figli, Oscar, che vive in provincia di Bergamo, Floriana stimata dipendente comunale che abita a Saronno e Luca.

Dopo la prematura scomparsa della prima moglie, si è risposato, ma qualche anno fa anche Maria è morta. Angelo e Luca sono rimasti da soli nell’appartamento e per il figlio minore gestire il padre malato è diventata un’impresa impossibile.

«Molto spesso si sentivano le urla – racconta la vicina di casa – e Angelo che diceva “Perché mi picchi”?. “Perché mi fai questo”. Ma dopo pochi minuti si era già dimenticato per via della sua malattia. Magari quando pioveva, il papà voleva uscire nonostante la pioggia, lui si arrabbiava e urlava. Alzava la voce per motivi di questo genere».

Un quadro compromesso da tempo: «Lo sapevano tutti – dice uno storico commerciante della zona – tutto è cambiato dopo la morte della prima moglie. Di tutta questa vicenda il fatto positivo è che i due nipoti di Angelo sono davvero due perle. Più di una volta abbiamo sentito e segnalato il clima: si sentivano urla, bestemmie, di tutto».

Tra i negozianti del centro di Saronno prevalgono dolore e amarezza: «Angelo era davvero una brava persona – racconta , fiorista del Santuario – un uomo perbene. Io ero un suo amico, lo conoscevo da tantissimi anni. Mi ricordo ancora quando mi raccontava che aveva fame perché suo figlio era in ritardo e non gli aveva dato da mangiare. Lo portammo in una trattoria a mangiare. Spesso veniva qui a trovarmi».

In tanti se lo ricordano mentre camminava spaesato attorno alla piazza.

«Personalmente – racconta il sindaco di Saronno – non lo conoscevo, ma mi è capitato qualche volta di averlo visto in giro. Non era a carico dei nostri servizi sociali e non ero a conoscenza della situazione di violenza di cui parlano i vicini».

© riproduzione riservata