«Grazie ai sondaggi effettuati anni fa in piazza Dante e a tre tesi di laurea sulle antiche miniere del Coren del Cucì, lo sperone di roccia che sovrasta il borgo medievale di Gromo, abbiamo scoperto che le celebri “Argenterie di Ardese” erano proprio quelle a monte del paese. Studi recenti, infatti, hanno confermato come l’alta Valle Seriana fosse denominata, prima e dopo il mille, Valle de Ardese. Si tratta di miniere antichissime, che hanno fornito a Bergamo l’argento utilizzato per coniare moneta».
Questa la sintesi dell’intervento di Daniele Ravagnani, geologo, intervenuto al convegno «I tesori sotterranei di Gromo» dopo il saluto del presidente Pro loco, Mariangela Taddei. Obiettivo dell’incontro, presentare gli studi effettuati negli ultimi anni sulle miniere argentifere e il progetto di un sentiero che ne ripercorrerà la storia.
E così, un passato che ha dato lavoro e ricchezza ai gromesi ora ritorna, costituendo un richiamo culturale e turistico per il paese e per tutta la Bergamasca. Nel suo intervento Gianpietro Basetti, presidente del Circolo Numismatico di Bergamo ha spiegato che le prime notizie sull’escavazione dell’argento a Gromo sono contenute in un documento del 1217 e che fu l’imperatore Federico Barbarossa a concedere a Bergamo, nel 1156, il diritto di battere moneta, anche se poi si cominciò effettivamente solo nel 1236, con l’imperatore Federico II, fino al 1302.
Basetti, che già nel pomeriggio aveva inaugurato in municipio una mostra di monete realizzate con l’argento di Gromo. Aldo Bergamini, speleologo delle «Talpe » di Ponte Nossa che ha impiegato un anno per esplorare una ventina di miniere argentifere del Coren del Cucì, ha spiegato: «Erano stretti cunicoli, scavati da minatori che seguivano solamente la vena metallifera. Essendo antiche e in gran parte pericolanti, difficilmente potranno essere visitabili.
Le miniere hanno colori bellissimi, dovuti all’ossido di ferro e di rame che formano come cascate rosso ruggine e verdi. Rimangono ancora da esplorare miniere sottostanti l’abitato e sulla sponda sinistra del Serio ». L’architetto Marco Tomasi ha poi illustrato il progetto relativo al «Sentiero dell’argento», che ripercorrerà in parte quello usato dai minatori, sfiorerà alcuni ingressi delle miniere e sarà dotato di cartellonistica esplicativa dei luoghi e dell’attività mineraria. Ultima relatrice del convegno, Anna Paganoni, vicepresidente di «Geologia & turismo», che ha sottolineato l’importanza di tutelare il territorio anche a fini turistici.
Luigi Santus, sindaco di Gromo, ha infine ricordato che è in cantiere un volume sul XV secolo del paese e che a marzo 2011 si realizzerà una mostra delle armi prodotte nelle fucine del paese. Tutta la giornata di sabato è stata dedicata al Medioevo di Gromo, con visite guidate sul «Sentiero dell’argento » e alle bellezze artistiche e architettoniche del paese. I dirigenti del Maglio – Museo di Ponte Nossa hanno mostrato come si forgia il ferro, mentre l’orafo Alessandro Zanga la coniatura di monete d’argento. Domenica, infine, il gruppo «Seconda marea» ha interpretato «Canzoni a carburo», dedicate alla vita in miniera.
r.clemente
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