Doveva essere la partita dell’accelerazione definitiva, è arrivata una brusca retromarcia che, per usare le parole di Carlo Parisi a fine partita, «butta al vento tutto quanto di buono fatto nell’ultimo mese». Ci si passi il paragone motoristico (del resto il PalaPanini dista solo pochi chilometri da Maranello): la Liu Jo vista domenica sera sembrava una Ferrari, l’Unendo Yamamay un’utilitaria ancora bisognosa di messa a punto. Non c’è stata corsa: il 3-0 finale fotografa in modo impietoso la differenza emersa in campo. Un divario che sulla carta non dovrebbe essere così marcato (il roster di Busto non è nel complesso inferiore a quello di Modena), ma che pure si è evidenziato. Perché?
Inspiegabile che una squadra che pure vanta nel proprio organico giocatrici di sicuro valore, getti la spugna alle prime difficoltà. Senza mentalità, senza la capacità di resistere nei momenti difficili, non si va da nessuna parte. O quanto meno: di sicuro non si vince lo scudetto. Perdere il primo set sul campo di una squadra forte come Modena, ci può stare. Poi si rientra in campo e si ricomincia a giocare. Non si alza bandiera bianca facendosi prendere a pallate dalle avversarie (ciò
che è avvenuto nel secondo e terzo set del PalaPanini, ma che si era visto anche in altre occasioni, ad esempio lo 0-3 interno con Novara). Diventa secondario soffermarsi sugli aspetti squisitamente tecnici, se prima non si risolve questo problema, perché la solidità di un gruppo si misura dalla capacità di uscire dai momenti complicati aiutandosi l’una con l’altra. Lottando su ogni palla come se fosse sempre quella decisiva. Sciogliersi come neve al sole alle prime difficoltà non è da grande squadra. Di più: non è da squadra («Nel secondo e terzo set eravamo allo sbando», parole di Giulia Pisani).
Busto ha tante buone e anche ottime giocatrici, ma non è ancora emersa la figura di un’autentica leader carismatica capace di trascinare le compagne nei momenti di black out.
In realtà, questo tipo di figura ci sarebbe anche, e risponde al nome di Helena Havelkova; ma la campionessa ceca, fino a oggi (e siamo ormai al 23 dicembre) ha mostrato solo qualche sprazzo delle sue potenzialità a causa di una condizione fisica ancora ben lontana dal top. Una Havelkova a mezzo servizio, o poco più, non riesce a incidere in campo come ci si aspetterebbe, e tantomeno a svolgere quel compito di leader tecnica ed emotiva che pure è nelle sue corde (lo si è visto nell’anno del Triplete). Anche Freya Aelbrecht avrebbe tutte le caratteristiche della trascinatrice, ma com’è noto la centrale belga si è infortunata seriamente prima dell’inizio della stagione, e non si rivedrà in campo a breve (anche se a gennaio dovrebbe cominciare a lavorare con la squadra, ed è una buona notizia ).
Le preoccupanti fragilità caratteriali, l’apporto limitato di Havelkova, qualche lacuna tecnica al centro hanno prodotto come risultato un ottavo posto in classifica che grida vendetta, considerando gli investimenti fatti dalla società in sede di campagna acquisti. Chiaro, il tempo per risalire la china non manca (e converrà farlo già nella prossima giornata, visto che al termine delle partite verrà stabilita la griglia dei quarti di Coppa Italia), ma che alla penultima di andata una squadra che vanta nel proprio organico gente del calibro di Diouf, Havelkova e Marcon (per citarne solo tre) si ritrovi sette (!) squadre davanti pare inverosimile. La rotta va invertita al più presto.
Finora anche l’apporto della panchina è stato molto più limitato rispetto a quanto ci si potesse aspettare ad inizio stagione. Difficile però valutare le alternative, se queste entrano in campo solo a risultato compromesso, oppure per qualche breve scampolo di gioco. A Modena non è dispiaciuto l’ingresso di Becky Perry, se non altro sul piano dell’atteggiamento. Ma l’americana si è vista pochissimo fino a oggi, così come le altre componenti della panchina. Proprio la partita di Modena ha mostrato quanto sia importante poter contare su alternative all’altezza: uscita per infortunio Rousseaux, il tecnico della Liu Jo Beltrami ha pescato dalla panchina la croata Ikic, che non solo si è dimostrata all’altezza, ma ha dato un contributo fondamentale per la vittoria.