VARESE Contro la Lega delle correnti arriva “il Militante Ignoto”. È pronta a ribellarsi la maggioranza silenziosa del Carroccio, contro la deriva democristiana che rischia di innescarsi in un movimento che appare sempre più diviso tra maroniani e bossiani. «A quale gruppo sarei affiliato io? A nessuno» fa notare Stefano Gualandris, capogruppo leghista in Provincia di Varese e tra coloro che da sempre rifiutano le etichette di “corrente” all’interno del movimento.
«Se devo essere in una fazione,
voglio essere per la fazione della “base che nessuno difende”, come diceva Bossi a Pontida – scrive Gualandris sulla sua bacheca di facebook – ecco io sono fiero di essere uno dei fondatori della fazione del “Militante Ignoto” di Giorgettiana memoria». Una citazione che ai leghisti non può passare inosservata: il riferimento è ad una storiella che il solitamente schivo Giancarlo Giorgetti ha citato più volte in occasione dei congressi della Lega Lombarda, nel 2007 quando fu riconfermato e nello scorso mese di giugno quando passò il testimone a Matteo Salvini.
L’elogio del Militante Ignoto, «che la sera, con il cuore ferito, non va a parlare male degli altri in un bar di Laveno o su Facebook: è militante ignoto chi va fra la gente a tenere alta la nostra bandiera, è verbo che ha il cuore impavido». È in sostanza la teorizzazione della necessità di una partecipazione attiva e indefessa alla vita del movimento, che dà anche il diritto di criticare e di discutere nelle opportune sedi, contro la pratica di buttare i panni sporchi in piazza che ormai sembra essere stata ampiamente sdoganata. È quello che lo stesso Gualandris traduce con il concetto di «prendersi a sediate nelle sezioni, ma uscire con una linea compatta e unanime».
Una pratica che molti leghisti della “maggioranza silenziosa” – né bossiani né maroniani ma solo leghisti – vorrebbero tornasse in vigore, accantonando scope e fischietti e smettendo di litigare per tornare a conquistare consensi. A. Ali.
s.bartolini
© riproduzione riservata