Alla fine hanno vinto gli avvocati. Il Tar della Lombardia ha infatti accolto il ricorso contro la decisione del comune di affidare tutte le cause in cui è coinvolto all’avvocatura del Comune di Busto Arsizio.
Una decisione presa, nella primavera dello scorso anno, dalla giunta dell’allora sindaco Edoardo Guenzani. A fronte del sempre più alto numero di citazioni in giudizio che coinvolgevano il Comune, spesso legate a incidenti dovuti, secondo le vittime, alle condizioni dell’asfalto in città, l’esecutivo di centrosinistra decise infatti di trovare un modo per risparmiare sulle spese legali. E, dopo aver provato a creare una sorta di albo dei fornitori, tentativo fallito perché nessun legale si fece avanti, la soluzione venne trovata in un accordo con il Comune di Busto Arsizio che, visto le sue dimensioni, può permettersi un’avvocatura. Ovvero d’avere tra i propri dipendenti degli avvocati cui affidare la gestione delle cause.
Un’intesa che, oltre ai Due Galli, riguardava anche Lonate Pozzolo, Cardano al Campo, Mozzate e Busto Garolfo. Accordo che, ovviamente, produceva un risparmio per le casse degli enti locali coinvolti. Ma, dall’altro lato, andava a ridurre il mercato per gli avvocati che si occupano di queste materie. E così una dozzina di legali ha deciso di impugnare gli atti con cui i diversi comuni coinvolti hanno sottoscritto l’accordo, chiedendo al Tar di annullarli.
Istanza che la terza sezione del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia ha deciso di accogliere. Secondo il collegio presieduto da Ugo Di Benedetto, infatti, «la norma consentirebbe la creazione di un ufficio comune con personale distaccato». Ma la formula implementata a Palazzo Gilardoni individuava «l’avvocatura comunale come ufficio di cui gli altri comuni potevano servirsi senza prevedere il distacco del personale». Inoltre «il modello così creato contrasterebbe con il principio di incompatibilità della professione forense». Per queste ragioni, il Tar ha accolto il ricorso dei legali, annullando gli atti che permettevano agli enti locali coinvolti di ridurre le spese alla voce avvocati.
Due le strade che si aprono a questo punto: la prima è un ricorso al Consiglio di Stato, la seconda è quella di una nuova convenzione. Sempre che, certo, la volontà politica sia quella di trovare un modo per risparmiare sulle spese legali sostenute ogni anno dalle casse del Comune.