«Che devo dire? Grazie». , muratore di 43 anni di Morazzone, sembra colto alla sprovvista dalla notorietà. «Grazie ai medici dell’ospedale Sant’Anna di Como e grazie alla mia famiglia».
Iovino il 4 aprile scorso è rimasto vittima di un drammatico infortunio sul lavoro a Como. Lui, muratore, è stato investito dal crollo di una parete di calcestruzzo di diverse tonnellate. Il crollo gli ha causato l’imputazione e di un piede tranciato dieci centimetri sopra la caviglia. «L’hanno riparato e me l’hanno riattaccato – dice – è il mio piede. Ci credevo? Si. I medici dell’ospedale di Como sono stati eccezionali. Mi hanno spiegato tutto. Mi hanno spiegato i rischi che correvo. A me spettava la decisione. Ho detto si. Perché rinunciare a una possibilità non è nel mio carattere». Ha detto si Iovino e è andata bene.
Otto ore di intervento, poi la dimissione il 5 luglio e il ritorno a casa. «Non si può spiegare cosa provi tornando a casa dopo non aver visto i tuoi figli per un mese e mezzo». I figli sono di 10 anni e di 14 anni. Iovino guarda negli occhi la sua famiglia: «Mia moglie – spiega – è una donna dalla forza eccezionale. Non sono mai stato solo grazie a lei in questa disgrazia. Mai.». Iovino si sente un sopravvissuto: «Tanti non hanno avuto la fortuna di poter ricominciare. Con le protesi è diverso. Devi sempre chiedere aiuto – spiega – Così ora chiedo aiuto, ma non sarà per sempre. Certo sarà una strada lunga. Tra sei o otto mesi mi aspetta un nuovo intervento. Ma alla fine questo è il mio piede. Lo sento, sarò autosufficiente».
Tornerà a fare il lavoro di prima? «È lunga – spiega – dopo la seconda operazione ci sarà la riabilitazione. Non lo so. Sinceramente non lo so. Paura? Certo, dopo quello che ho passato. Ma non saprei dire come reagirei. Tornando sul posto di lavoro potrei superare tutto, anche. È stato un incidente. E io amo il mio lavoro».
Iovino torna ai medici: «Un miracolo? Sì, chiamiamolo così. Non posso spiegare adesso cosa significa vedersi smembrati. Vedere una parte di test stesso staccata da te. Eppure sei tu. La senti. La muovi anche se non c’è. Il fatto di riavere il mio piede è tutto. E mi spinge ad essere migliore. Ad avere più speranza. È a mettermi in gioco. Chiunque abbia bisogno di me, conti su di me».
Una persona diversa? «Una persona migliore – conclude Iovino – Prima non badava al tempo. Prima davo tutto per scontato. Fare un passo era scontato. Ora valuto tutto in modo diverso. Tutto è importante, ogni gesto, ogni parola. Il tempo che trascorro con la mia famiglia, con le però è che amo. Ha un peso diverso. Non è scontato: ogni istante è prezioso, unico e irripetibile. Ora lo so. E ho imparato a godere di ogni istante. L’incidente mi ha cambiato? Sì, in meglio. Adesso sono un uomo più attento alle cose importanti».
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