“Ho creato la pecora di Varese Ma adesso non esiste più”

VARESE Eugenio Gervasini, dell’azienda agricola Nicolini di via Pacinotti 99, è il pastore che ha “creato” la pecora varesina, un esemplare oggi estinto e oggetto di studio da parte di ricercatori e studenti di agraria. «È una lunga storia – racconta Eugenio Gervasini – Certo è che è stato un peccato aver fatto estinguere la genealogia. E pensare che di premi io e mio padre ne avevamo vinti parecchi. Per tre anni consecutivi ci eravamo aggiudicati la medaglia d’oro

con un ariete, battendo anche i greggi della Garoni e della Rinascente. Di 6 categorie, ne vincevamo 5. Per non “rovinare” la genealogia, mio padre non aveva mai venduto neppure un agnello».
Su questo aspetto c’è un aneddoto. Ogni anno la fattoria di Gervasini regalava un agnello alla chiesa di Sant’Anna per la festa. Ma non era mai uno dei loro agnelli, lo compravano da un altro allevatore e poi lo donavano. Non volevano perdere neppure un passaggio di quella razza che stavano lentamente costruendo, incrocio dopo incrocio. «A causa di varie vicissitudini, nel ’63 abbiamo venduto il gregge – racconta Gervasini – Dopo sei mesi abbiamo deciso di ricomprarlo. Abbiamo insistito fino al ’72 ma ormai la genealogia era totalmente rovinata». Ora, quindi, delle pecore varesine non rimane che il ricordo. Si trattava di un animale molto grande e tracagnotto.
Pesava molto: un maschio poteva arrivare a 110 chili e una femmina a 92. La femmina poteva partorire fino a 3 agnelli, quindi era un animale prolifico. Da questa pecora si ricavavano carne e lana. Adesso Eugenio Gervasini si dedica all’allevamento delle pecore inglesi Suffolk, quelle che hanno la testa nera.
Adriana Morlacchi

s.bartolini

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