«Ho un sogno: giocare un derby contro il Como al Franco Ossola»

Andreas Becchio, eroe domenica a Inveruno con il gol che ha deciso la partita, racconta il momento dei biancorossi, le sue sensazioni e i desideri per il futuro

Un colpo di fucile, un fulmine a ciel sereno, una giocata da campione che si infila nell’angolino dell’Inveruno, fa esplodere il pubblico biancorosso e lancia il Varese solitario in testa alla classifica a punteggio pieno. La firma è di Andreas Becchio, l’anno scorso seconda linea di lusso nella truppa di Melosi, quest’anno incursore inamovibile dell’esercito di Ramella. Cinque gare da titolare, cinque prestazioni di cuore e polmoni a servizio della squadra, rese scintillanti dal gol partita di domenica. E, nonostante una città natale impronunciabile da queste parti, un attaccamento alla maglia del Varese che i tifosi riconoscono, rispettano e amano, spingendo il numero 11 a dare sempre il massimo per questi colori.

Sapevamo di incontrare una squadra capace di giocare a calcio e non li abbiamo sottovalutati. Dopo un discreto avvio ci siamo abbassati un po’ troppo: palle pericolose non ne hanno create, ma quando ti abbassi e resti coperto rischi di schiacciarti troppo. Comunque meglio che accada adesso quando si vince, piuttosto che in un momento in cui arrivano sconfitte: in allenamento ne parliamo, analizziamo le situazioni e ci lavoriamo.

Di sacrificio, come per tutti i miei compagni. Provavo a uscire con i centrocampisti in pressione, ma i loro cambi di gioco mi costringevano a tornare indietro. A quel punto è difficile, partendo da lontano, arrivare brillanti in fase offensiva. Sull’azione del gol invece, anche con l’aiuto di Bottone, siamo riusciti a prenderli più alti e infatti l’azione del gol è nata negli ultimi 20 metri.

Per me tantissimo: fare gol è la cosa più bella che c’è, dà carica incredibile e morale. Anche e soprattutto in una partita che non è delle migliori. In più è stato il gol vittoria che ci tiene a punteggio pieno: soddisfazione doppia.

Dopo aver segnato ho cercato di correre verso i tifosi, ma sono stato placcato dai miei compagni, compresi quelli della panchina che sono schizzati in piedi: un grande abbraccio, tutti insieme. Uno spettacolo. A fine partita, dopo la battaglia finale in 10 contro 11, ero stremato, senza forze, io come tutti i miei compagni. Abbiamo lottato, stringendo i denti e i pugni: ho voluto rappresentare così il nostro sforzo.

Credo che il modulo conti: il 4-2-3-1 mi piace e dà molto spazio agli esterni. L’anno scorso, quando Melosi è passato al 4-3-1-2, per le ali c’erano meno possibilità. Questioni tattiche. Posso dire che non mi aspettavo a inizio stagione di avere tutti questi minuti, perché la rosa è di alto livello e molto competitiva: anche chi momentaneamente sta giocando meno è di grande valore. Ma mi sono sudato il posto e sono orgoglioso di partire dall’inizio e sento il dovere di meritarmi in campo questa opportunità.

La mia priorità era rimanere, ci tenevo molto. Ho passato un periodo di incertezza, non bellissimo. Poi ci sono stati i cambi in società e il colpo di scena del mister. E quando i tasselli sono andati al loro posto ho trovato l’accordo, felicissimo di restare.

Marco è un mio grande amico, anche fuori dal campo, e tutti sappiamo il suo valore. In questo momento sta dando un mano importante alla fase difensiva e dovendo spendersi così tanto forse non arriva lucidissimo davanti. Ma sono cose da migliorare a livello di squadra e quando ci saremo riusciti tornerà a dare il meglio anche in fase offensiva: per noi, lui, è preziosissimo.

Sono a Varese, tifo per questa squadra e do tutto per i questi tifosi e per la maglia biancorossa. E certo: mi piacerebbe molto. I derby sono partite speciali. Lo sono già quelli “minori” dell’anno scorso e di quest’anno: un Varese-Como sarebbe davvero spettacolare. Il massimo.