Cari lettori ve l’avevo promesso in un mio editoriale e qualcosa ho già scritto ma il mio incontro con Riccardo ve lo voglio raccontare ricominciando dall’inizio quando suo zio mi avvicinò per dirmi che sua sorella aveva un figlio di 4 anni non vedente e che seguendo quello che faccio nella vita di tutti i giorni e nello sport voleva assolutamente conoscermi. Una richiesta che mi riempì il cuore di gioia. Fin dal primo contatto telefonico con i genitori di Riccardo nacque una forte empatia anche perché
con quel nuovo giovanissimo amico scoprii di avere molto in comune. E poi sento che questo bambino di Cuneo si muove da solo, mangia da solo, con papà e mamma determinati a fargli vivere una vita normale anche se pieni di dubbi sul futuro del proprio figlio. Proprio come lo erano i miei genitori. Finalmente ci troviamo, uno di fronte all’altro con lui che riconosce subito la mia voce per averla sentita nel video dedicato alla mia vita.
Questo incontro mi ha insegnato parecchio. Mi ha mantenuto sulla strada del cogliere le opportunità, godersi il lato positivo e la prospettiva giusta attraverso la quale si individua una possibilità di diventare grandi non solo perché più alti o più pesanti; diventare grandi vuol dire imparare a sorridere davanti alle difficoltà, avendo allo stesso tempo la voglia e la forza di aggredirle e superarle. D’altronde, più si sorride e più ci si abitua a farlo. Un altro concetto cui faccio spesso riferimento è la normalità. A quel pranzo la normalità l’ho toccata con mano. Richi è aiutato e compreso perché non vede, però viene anche ripreso e sgridato se fa cose che ai suoi genitori non stanno bene.
Eccola la ricetta vincente! In un’epoca in cui è diventato complicato mettere una nota sul libretto o anche solo rimproverare un alunno indisciplinato, esistono genitori di un figlio cieco che lo riprendono pure?
Si va oltre. Richi e i suoi genitori accettano il mio invito a venire sulla neve di Pila insieme al Gruppo Sciatori Ciechi Verbanese. All’inizio è stato difficile fargli «digerire» sci e scarponcini, ma grazie alla caparbietà delle nostre guide Richi ha provato addirittura l’emozione di scivolare per qualche metro sulla neve da solo.
Ma alla sua età questo è solo un dettaglio. Ciò che è, invece, importante è che in quella giornata mamma Valeria, papà Fabrizio e Richi hanno conosciuto tanti ragazzi non vedenti che ce l’hanno fatta: hanno un lavoro, hanno degli amici veri, vivono gioie e delusioni, cadono e si rialzano, insomma, vivono la vita!
Ed ecco che quel flusso di parole positive si fa ancora più ricco di consapevolezza: «Grazie per la magnifica accoglienza! – hanno detto Valeria e Fabrizio nel momento dei saluti – Ci siamo sentiti a casa e in famiglia. Vedere tutti voi così affiatati mette davvero di buon umore e ci fa pensare al futuro di Richi in modo positivo». Quante persone, tra di noi, apprezzano la felicità? Quante volte ci dimentichiamo della felicità? Per me Conoscere Richi è stato un rinnovo del faccia a faccia con la felicità. Aver visto – si visto! – negli occhi dei suoi genitori quella forza rinfrancata e alimentata dalla forza di volontà del loro figlio e dalla stupenda armonia che si respira quando si va sulla neve tutti insieme: vedenti e non, maschi e femmine, biondi e mori, alti e bassi. Alla fine cosa importa? Importa non scordarsi mai della felicità. Importa non scordarsi mai che amore e gioia accompagnate dal coraggio sincero sono le medicine più efficaci di cui disponiamo. Farmaci naturali che non costano niente e ci permettono di vivere la vita fino in fondo, nel modo migliore.