Husqvarna senza pace La società divisa i due

La vicenda Husqvarna non è ancora finita. Pierer Industrie, il gruppo legato alla diretta concorrente, l’austriaca Ktm, sta procedendo con la cassa integrazione e la mobilità, mentre Electrolux, azienda svedese proprietaria del marchio Husqvarna Motorcycle, ha fatto sentire la propria voce.

La vicenda sembrava conclusa con l’accordo sindacale raggiunto a settembre: dal 23 del mese scorso, infatti, è scattata la cassa integrazione straordinaria per crisi.

L’accordo raggiunto tra sindacati e proprietà prevede un anno di sostegno al reddito da parte dell’azienda con 400 euro mensili, che permetteranno ai lavoratori di raggiungere il 90% della retribuzione. La mobilità su base volontaria durerà invece fino al 30 aprile 2014, e sarà prevista per un massimo di centoventi persone, la metà dei dipendenti.

Le cose, però, a fari spenti si stanno complicando per la fabbrica di Biandronno. Il gruppo Electrolux, proprietario del marchio dato a Bmw in cambio del pagamento di royalties, vuole smarcarsi dall’operazione del gruppo guidato da Stefan Pierer. Ha quindi imposto di cambiare nome all’azienda.

«Alla fine – spiega Elvira Ratti, Rsu Fim Cisl all’interno di Husqvarna, e tra i primi dipendenti in mobilità – la società è stata divisa in due: da una parte Moto Italia, società con identico codice fiscale, partita Iva e codice Inps della vecchia Husqvarna Motorcycles, che è quella che sta lasciando a casa i lavoratori. Il marchio Husqvarna, però, è rimasto per quell’ufficio commerciale che si sta occupando di vendere quel che è rimasto. Dieci dipendenti su 240, che hanno comunque il destino segnato».

Non è finita qui: «Un’altra società ancora, sempre legata al marchio Husqvarna, aprirà presto i battenti per vendere ricambi e merchandising in Europa» dice ancora Ratti. Un’azienda che avrà meno di quindici dipendenti, quindi che non sarà soggetta alle norme dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, e che però occuperà una parte cospicua dello stabilimento lungo la statale che dal Lago porta al centro di Biandronno.

«Il resto dei ricambi e del merchandising verrà distribuito in America e in Australia, quindi nei mercati dove la richiesta è più ampia, dalla sede austriaca dove si produrranno le moto».

Il tutto per un solo anno, trasferendo tutto da Verona, dove oggi il gruppo Pierer sta utilizzando degli spazi presi in affitto da Bmw: un anno in cui lo stabilimento di Biandronno resterà praticamente fermo, almeno per quanto riguarda le linee di produzione.

Nel frattempo, quindi, tutti i potenziali acquirenti del sito avranno cambiato idea. Già ad Mv Agusta è stato negato l’acquisto della parte dello stabilimento con le linee di produzione da parte dei nuovi proprietari: avrebbero potuto solo appaltare la produzione, non controllarla direttamente. Non è confermato ufficialmente, ma anche una ditta cinese produttrice di motocicli di piccola cilindrata avrebbe rinunciato a Biandronno, perché avrebbe ricevuto la stessa risposta: le linee non servono più, ma non sono in vendita.

«Noi non chiediamo altro che poter lavorare – dice Ratti – non vogliamo assistenzialismo. Ci chiediamo perché, dopo averci portato via l’azienda, ora gli austriaci sembra non vogliano farci nemmeno ripartire»

Biandronno

© riproduzione riservata