I costi dell’energia incidono sempre più sulla competitività delle imprese. Ma non solo l’energia è un salasso per imprese e famiglie: le imprese italiane pagano ben più del loro concorrenti europei, a tutto loro svantaggio nella competizione sui mercati internazionali.
«L’energia elettrica continua a costare cara agli artigiani e alle piccole imprese che, in media, pagano l’elettricità il 29% in più (pari ad un maggior costo annuo di 2.572 euro per azienda) rispetto alla media dei loro colleghi dell’Unione Europea» denuncia Giorgio Merletti, presidente varesino di Confartigianato sulla base di un’analisi della Confederazione che sottolinea squilibri e distorsioni che, nel mercato energetico, penalizzano proprio i piccoli imprenditori. E quello di cui stiamo parlando è un divario destinato a peggiorare visto che, nel terzo trimestre 2017, la bolletta dei piccoli imprenditori è in aumento di 383 euro rispetto al trimestre precedente e porta a 11.478 euro il costo medio annuo dell’energia per una piccola impresa. «Si tratta di un pesante fardello che compromette la competitività delle nostre aziende e ostacola gli sforzi per agganciare la ripresa».
E qualche leva sulla quale agire ci sarebbe, dal momento che a gonfiare il prezzo dell’energia per le piccole imprese sono soprattutto gli oneri fiscali e parafiscali che pesano per il 39,7% sull’importo finale in bolletta. In pratica dunque, conti alla mano, nei settori delle piccole imprese il prelievo fiscale sull’energia ammonta a 7.679 euro per azienda ed è pari a 1.125 euro per addetto. Anche in questo caso superiamo di gran lunga la media europea di 422 euro per addetto di Francia,
Germania e Spagna. In pratica in Italia le tasse sui consumi di energia sono le più alte d’Europa: imprese e famiglie pagano infatti 15 miliardi di euro in più rispetto ai cittadini dell’Eurozona. Più tasse dunque, ma anche mal distribuite tra i diversi consumatori denuncia Confartigianato: sulle piccole imprese in bassa tensione che determinano il 27% dei consumi energetici pesa il 45% degli oneri generali di sistema, mentre per le grandi aziende energivore con il 14% dei consumi la quota degli oneri generali di sistema scende all’8%.
«In pratica – commenta Merletti – ai piccoli imprenditori si applica l’assurdo meccanismo: meno consumi, più paghi. Uno squilibrio incomprensibile che costringe i piccoli imprenditori a caricarsi i costi degli altri utenti».
Necessario dunque prendere qualche provvedimento per arginare questo crescente divario: «Per alleggerire le bollette elettriche dei piccoli imprenditori bisogna mettere mano a queste assurde disparità di trattamento. Non possiamo più tollerare un sistema tanto iniquo. Il meccanismo degli oneri generali di sistema va completamente ripensato e deve essere ripartito in modo più equo il peso degli oneri tra le diverse dimensioni d’azienda».
Ma se sulla componente fiscale del costo energetico ben poco possono far le imprese, qualche leva può essere mossa nella componente del costo dell’energia: sempre più imprese si uniscono in consorzi di acquisto per riuscire a spuntare, nel mercato libero, prezzi migliori. Uno di questi è il Cenpi di Confartigianato al quale oggi aderiscono più di mille tra privati e imprese. Un numero importante, che consente di procedere all’acquisto di energia elettrica a prezzi competitivi e di “bloccarne” le oscillazioni. «Chi oggi è in Cenpi – spiegano gli esperti Cenpi di Confartigianato Varese – ha la garanzia di vedersi erogare l’energia elettrica acquistata in momenti di mercato favorevole».