I misteri del Varesotto. Quelle storie sotterranee, che sfumano nella leggenda, e accompagnano la vita delle nostre comunità, come un patrimonio nascosto che viene riscoperto.
“La Varese Nascosta” ha dato il via ad un nuovo progetto di ricerca, che sta appassionando i tantissimi utenti su Facebook. Una serie di puntate che raccontano delle storie misteriose di Varese. Un viaggio che vi proponiamo, come sempre in collaborazione con l’associazione, grazie a Paola Molinari, autrice del lavoro di ricerca pubblicato nel gruppo sul social network ed esponente del direttivo de “La Varese Nascosta”.
Nella parete ovest del Monastero si trova l’affresco significativo e misterioso di un gruppo di otto monache in processione con sopra le loro teste otto sante, che si è sempre pensato fossero le protettrici delle stesse monache, oppure che fossero direttamente le stesse monache riportate nella visione celeste. Come al solito il numero otto emerge non a caso in un luogo religioso e di alto valore simbolico.C’è però un particolare che balza immediatamente all’occhio e cioè
che tre di loro sono senza volto. Sono state fatte diverse supposizioni a riguardo, tra le quali, la più plausibile è stata quella in cui si ritiene che la scomparsa sia dovuta alla forte umidità del luogo che ha contribuito alla perdita dei lineamenti, dato che venivano realizzati successivamente con colore sul colore del volto e quindi con una presa debole. Cosa strana resta comunque il fatto che gli altri volti non sono scomparsi totalmente come questi, in questo caso infatti, essi sono di un ovale perfetto, privo di qualsiasi traccia come se nulla vi fosse stato disegnato sopra, come se effettivamente fossero sempre state senza viso. Esiste una leggenda legata a questa stranezza. Pare che mentre veniva realizzato l’affresco, tre monache si allontanarono dal monastero per fatti ignoti, lasciando così incompleti i ritratti, vuoti, nell’attesa di essere completati con l’eventuale arrivo di nuove monache, cosa però che mai accadde, perchè per l’appunto il luogo fu abbandonato. Le tre monache “senza identità” morirono nel corso degli anni e dato che non era stato completato l’affresco con le loro corrispettive immagini, si dice che i loro spiriti stiano ancora oggi vagando per i campi di Torba nel tentativo di rientrare nel dipinto. Il giorno in cui ci riusciranno, avranno un’identità e potranno finalmente accedere al Paradiso. Quando ciò accadrà… noi lo sapremo perché lo vedremo con i nostri occhi!
Il luogo pare subito degno di nota e suggestivo per la bellezza incontaminata del luogo e per l’ottimo stato di conservazione della rocca, la quale sorge su una collinetta al termine di un lungo sentiero che si snoda per il bosco. Giunti ad un bivio nel quale il sentiero si biforca sorge un bellissimo e gigantesco albero di castagno sulla sinistra del quale si procede per la rocca, mentre sulla destra ci si incammina verso Castel Cabiaglio. Qui, stando alle testimonianze compare lo spettro di una donna di nome Ada, secondo la leggenda. La Valcuvia nel ’500 era in mano ai Lanzichenecchi, armate mercenarie di lingua tedesca provenienti dai cantoni svizzeri, in particolare dalle zone di Berna e Zurigo. Questi erano agli ordini del cardinale Schiner di Sion per volontà di papa Giulio II. Essi fecero la loro comparsa sul varesotto ufficialmente nel 1504 e soprattutto a partire dal 1512 presero dominio totale su tutte le terre del luinese. Il loro potere perdurò per quasi un decennio, per la precisione sino al 1515, anno in cui subirono una decisiva sconfitta per opera dell’imperatore Francesco I a Melegnano. A Orino vi era una rocca difensiva comandata da un nobiluomo di nome Marchione,probabilmente un soprannome, il quale aveva una giovane e bellissima moglie, Ada. Questa a quanto pare aveva relazioni sentimentali con altri uomini, essendo legata a suo marito per un matrimonio d’interesse e certamente non suggellato da un sentimento vero e proprio. Il fratello di Ada, Francesco cercava di coprire sua sorella in queste sue avventure extra coniugali. Tuttavia ad un certo punto, Marchione scoprì i tradimenti di Ada e decise con un tranello di attirarla nella torre della rocca, dove la fece precipitare in un trabocchetto irto di punte. Ada morì e quando suo fratello volle vendicarla fu di sorpresa imprigionato dal capo guarnigione di Marchione e gettato nelle prigioni sotterranee della rocca. Proprio pochi giorni dopo vi fu la disfatta di Melegnano a seguito della quale i Lanzichenecchi ottenuta una resa ed un armistizio onorevole con i francesi, fecero ritorno nelle loro terre d’origine, contenti di poter tornare sani e salvi a casa e ricchi di tutto il bottino accumulato in anni di predominio sul territorio.Ma Marchione che ormai intendeva e considerava Orino come una sorta di feudo personale mai avrebbe abbandonato la piazzaforte e si oppose a che i suoi uomini andassero via. Ne sorse una zuffa a seguito della quale Marchione fu ucciso dai suoi stessi soldati i quali andarono via lasciando Francesco a languire nella cella sotterranea dove morì di fame e di sete. Tempo dopo, duranti alcuni scavi nel castello furono ritrovati gli scheletri di Ada e Francesco. E da allora nel corso di tre secoli abbondano una serie di testimonianze di più persone secondo le quali la rocca di Orino e il territorio circostante sarebbero infestati dai fantasmi di Francesco e Ada. Francesco a quanto pare si farebbe sentire con gemiti,pianti e rumori di catene nei pressi del portone d’entrata della rocca, lungo le cui mura si intravedrebbe anche una luminescenza di forma umana che sarebbe appunto lo spettro di Francesco. Mentre nei pressi del castagno di cui abbiamo parlato prima comparirebbe lo spettro di Ada, incappucciato e con una lunga tunica e mantello con un viso simile a quello di uno scheletro. Avrebbe al posto degli occhi orbite vuote e la bocca aperta, come se urlasse pur non uscendo fuori alcun suono (http://ghosthuntersvarese.weebly.com).