I Fichi d’India tornano al cinema con “Non spegnere la Luna”. Col primo ciak, previsto per il 10 aprile 2018, Max Cavallari vedrà concretizzarsi quanto desiderava da tempo: una reunion col suo “gemello” artistico, Bruno Arena in un film che toccasse le tematiche di amicizia e disabilità, ma con la loro consueta chiave umoristica.
«L’ho sempre sognato dopo l’incidente di Bruno» conferma Cavallari, riferendosi all’emorragia cerebrale che ha colpito l’amico e collega 4 anni fa. «Con me reagisce ancora in modo comico: fa versi, si diverte a giocare con la pistola d’acqua e facciamo il “Tichi tic”». Anche se non si esprime a parole: «Lo conosco da 26 anni e posso dargli la voce e capirlo al cento per cento» perché chi è nato comico «lo resta sempre». La malattia ha minato il fisico di Arena,
ma ironia e spirito sono intatti, com’è rimasta inalterata l’intesta e la voglia di divertirsi che lo lega al compagno di mille avventure lavorative e personali. «La trovo un’esperienza bellissima. Bruno ha voglia di recitare, vedere le telecamere e i suoi amici». Dietro la macchina da presa ci sarà il regista Heinrich Wershinewa, mentre a sostenere questa avventura è RDLB agency. «Non siamo una tradizionale casa di produzione – spiega Gianluca Favro – ma una società di marketing e comunicazione americana che da 4 anni è in Italia. Abbiamo voluto e costruito un film che, pur avendo l’abito della cinema, è un progetto di digital marketing che mira a proporre contenuti di qualità ad aziende che oltre al tema della responsabilità sociale siano interessate a sposare questi contenuti». Il titolo è legato alla frase «che Max ha sempre ribadito a Bruno dacchè è stato male, che ha tenuto accesa la loro volontà di lavorare insieme, di tornare a fare qualcosa nonostante le difficoltà. Abbiamo creduto in questo progetto e abbiamo costruito un film su misura per loro in modo particolare per Bruno».
La trama è già delineata.
«L’attacco della storia è simile alla realtà. Troviamo due comici al top della carriera pronti a coronare il loro sogno di acquistare un teatro a Roma, per renderlo la culla della comicità nostrana, quando si scontrano con un problema enorme». Tutto accade quando: «ci sono già in ballo: soldi, banche e soggetti terzi che in quel momento si attivano per batter cassa». In questo contesto si innestano: «amici che non sono tali, la burocrazia impellente e una pressione crescente nei confronti dei protagonisti che non hanno altra chance per prendere tempo, se non scappare lungo tutto lo Stivale verso Roma e un lieto fine». Una commedia capace di mettere insieme: «momenti di comicità all’italiana più tradizionale e sana a cui ci avevano abituati i Fichi d’India, a momenti di grande introspezione emotiva. Credo sia il primo film che tratta di disabilità con un attore davvero disabile. È questa la nostra principale scommessa, che ha richiesto di investire un tempo maggiore in diversi ambiti» dalla stesura della sceneggiatura alle pratiche amministrative. I sei mesi prima dell’inizio delle riprese saranno cadenzati da appuntamenti sui social e da novità sulla lavorazione. C’è grande interesse «da parte delle aziende del territorio e nazionali che stiamo incontrando. Credono in questo progetto e vogliono essere partecipi». Il road movie sarà filmato in giro per l’Italia «stiamo definendo se in grandi città o nei borghi italiani più caratteristici. Da quasi tutti i punti di vista rompe le regole della cinematografia nazionale, ma probabilmente un film del genere potevamo farlo solo così».