I conti del Ticino sono in rosso. E senza frontalieri sarebbe peggio. Anzi, sono proprio i lavoratori del Varesotto e del Comasco a rimpinguare le casse cantonali.
Era dal 2003 che il bilancio consuntivo del Cantone non chiudeva peggio rispetto al preventivo. È accaduto nel 2013, con un deficit preventivato di 165,5 milioni di franchi, mentre i conti consuntivi hanno visto sprofondare il risultato di altri 12 milioni, a quota 177,6 milioni.
Il consuntivo 2013 del Canton Ticino conferma le fosche previsioni della vigilia, con un disavanzo di gestione corrente di 177,6 milioni di franchi, a riprova delle difficoltà delle finanze pubbliche.
E meno male che ci sono i frontalieri. Perché la loro è l’unica voce in crescita. Si tratta dell’imposta alla fonte che viene prelevata direttamente sui loro stipendi, e poi trattenuta per oltre il 60%, mentre il 38,8% viene riversato all’Italia.
Ebbene, per effetto dell’aumento dei lavoratori italiani si è passati dai 117 milioni incassati nel 2012 ai 128,3 milioni del consuntivo in esame. Un incremento di oltre 11 milioni di franchi che contribuisce a rendere meno fosco il quadro economico.
«Senza interventi concreti, chiari e ponderati su più fronti della spesa pubblica, considerato che sul fronte delle entrate, siano essere tasse o imposte – si legge in una nota del Governo cantonale – i margini di manovra sono ristretti, il Cantone, a meno di una ripresa economica che però fatica a presentarsi, non riuscirà a riequilibrare i conti». Tradotto: aumento di tassazione in vista anche per i frontalieri.
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