Due bambini vittime di bullismo. Una mamma che non ci sta e denuncia tutto. «Subito. Queste cose vanno prese alla radice. In questo la scuola ha mostrato moltissima attenzione al problema». è la madre in questione che su Facebook ha postato video con i due figli accanto che denunciavano l’accaduto. Le scuole sono le medie di Cassano Magnago. Accade che il figlio più piccolo di questa madre coraggio venga aggredito dai bulli fuori dall’istituto. Viene picchiato ha un trauma alla schiena. Il fratello più grande, 13 anni, interviene in suo soccorso. Finisce con la testa sbattuta a terra in seguito all’aggressione del gruppo. Il fatto viene segnalato alla scuola e segnalato ai carabinieri.
«È accaduto fuori da scuola perchè l’istituto, alle prime avvisaglie, è subito intervenuto – spiega Rizzuto – la scuola ha davvero mostrato grande attenzione quando si sono mostrate le prime avvisaglie del problema. E il sindaco ci ha chiamato dimostrando tutta la sua vicinanza». L’atto della madre, ovvero denunciare pubblicamente, anche attraverso Facebook quanto accaduto è stata la scelta giusta. Molto spesso di bullismo si arriva a parlare soltanto quando è tardi. Non è questo il caso e alla prima segnalazione ne sono seguite altre.
La famiglia dei due ragazzi non soltanto ha avvisato la scuola, ma ha denunciato l’accaduto ai carabinieri. E in questi casi si deve fare così. Il fatto di Cassano Magnago dimostra anche che quando c’è dialogo tra genitori e figli tutto è possibile. Molto spesso chi è vittima di bullismo tace. Non parla con gli adulti. I due ragazzi finiti nel mirino, invece, hanno subito detto tutto ai genitori. Dimostrando un rapporto di fiducia stupendo con madre e padre. Ed è soltanto così, con i ragazzi che si fidano degli adulti, che queste problematiche si vincono.
«Sì da subito hanno parlato con noi tanto che la scuola è stata subito avvisata – spiega Rizzuto – parlare, denunciare immediatamente è fondamentale. L’appello che ho voluto lanciare è questo: basta silenzio, parliamo di bullismo, parliamo con i nostri ragazzi». Per mamma Stefania è stato subito così grazie al rapporto e all’educazione data ai figli. In altri casi il silenzio ha fatto danni. Ora si guarda ai responsabili. «Qui non vogliamo criminalizzare nessuno – spiega Rizzuto – sono ragazzi di 13 anni. Sono bambini. Qui si tratta di assumere il ruolo di educatori. Certo dovranno assumersi le loro responsabilità perché soltanto in questo modo si cresce e si comprende. Ma nessuna criminalizzazione. Non troviamo tra l’altro un motivo scatenante. Sono ragazzi. Il fatto è stato bloccato subito. Si deve lavorare recuperare questi giovanissimi. Io credo sia possibile».
I video postati su Facebook da mamma Stefania hanno avuto un gran seguito. In tantissimi le hanno espresso solidarietà. E altri hanno segnalato episodi simili sulla falsa riga del suo esempio. «Non mi sarei aspettata così tanto sostegno – conclude Stefania – e ringrazio tutti per questo. Davvero». Ora si tratta di andare avanti. I ragazzi hanno «timore ma credo sia normale. Ma non paura. La scuola ci è stata vicina e credo che a questo si debba il fatto che i miei figli non sono chiusi in loro stessi o terrorizzati dal tornare a lezione».