I profughi non ci stanno. Trasferta in bici per manifestare

I migranti ospiti a Samarate hanno raggiunto Busto per far sentire ancora la loro voce

Si sono mossi in bicicletta da Samarate fino alla struttura che ospita altri richiedenti asilo in via Dei Mille per protestare rispetto alla loro situazione. Una situazione, quella dei profughi ospiti a Samarate, ben nota della quale si discute ormai da mesi. Già diverse altre volte, infatti, hanno inscenato, in particolare a Samarate, forme di protesta per la loro situazione.

Questa volta sono andati in trasferta fino a Busto, con l’obiettivo forse di chiedere il sostegno dei “colleghi” in via Dei Mille, in modo da promuovere una protesta ancora più forte ed estesa. Ma da Busto gli altri richiedenti asilo non hanno raccolto la loro richiesta.

Per circa un’ora i profughi samaratesi hanno sostato in via Dei Mille e il loro sit-in di protesta è andato avanti senza alcun tipo di problema. La protesta si è svolta in modo pacifico: i cittadini che vivono nella zona avrebbero segnalato solo un gesto antipatico; avrebbero gettato alcuni bidoni a terra. Fatto sta che problemi seri non se ne sono registrati.

I profughi di Samarate avrebbero manifestato ancora una volta, com’era già successo altre volte in passato, un certo disagio all’interno della struttura che li ospita, puntando ancora una volta il dito contro la cooperativa che gestisce il centro. Ma si tratta di aspetti non molto chiari sui quali le istituzioni hanno provato a fare chiarezza già nel pomeriggio in un incontro in Questura, nel quale avrebbe preso parte anche una delegazione di richiedenti asilo.

La mattina, infatti, la manifestazione spontanea si è sciolta nel momento in cui i contestatori hanno avuto la garanzia che la loro situazione potesse diventare nel giro di poco tempo oggetto di discussione, in modo che nel più breve tempo possibile fossero presi i dovuti accorgimenti per migliorare il loro soggiorno. La protesta più pesante era stata inscenata lo scorso mese di giugno quando incontrarono il sindaco di Samarate illustrando alcune situazioni, lamentando una scarsa presunta attenzione sul versante medico,

facendo riferimento in particolare alle condizioni di un loro compagno finito in ospedale a Gallarate. Avevano lamentato il fatto che non c’era nessuna attività di integrazione, tanto da restare spesso reclusi in casa. Avevano raccontato al sindaco che da un mese circa non ricevevano la “paghetta”, chiamata da loro pocket money, di 2,50 euro al giorno. Una questione che peraltro era stata sollevata anche nei manifesti srotolati davanti alla sede del municipio durante la manifestazione di protesta. Questioni che il sindaco si era appuntato completando una relazione inoltrata al Prefetto di Varese per una verifica. Ma ieri mattina i profughi sono tornati in strada per protestare.