I sindacati autonomi non ci stanno «Sea utilizzata come bancomat»

MALPENSA Scioperi a difesa dell’azienda, dei lavoratori e degli utenti dell’aeroporto. Sarà questa la risposta proposta dai sindacati autonomi (vale a dire Cub trasporti, Usb lavoro privato e Slai-cobas) per ribattere alle decisioni amministrative intraprese da Sea Aeroporti Milano, le quali sono state messe sotto la lente d’ingrandimento insieme agli accordi coi sindacati confederali, e aspramente criticate.

L’accusa principale, è rivolta al Comune di Milano, accusato di aver fatto cassa vendendo il 29,75% delle quote a F2i, vale a dire quasi privatizzando l’azienda a discapito della gestione di un servizio pubblico e dei lavoratori.
F2i di suo, prima ancora di insediarsi, ha già presentato ai sindacati l’indisponibilità all’assunzione dei lavoratori Globe Ground, chiedendo di bloccare l’acquisizione dell’appalto Lufthansa.

Si legge poi nel comunicato diffuso, che il timore dei sindacati è che a rimetterci durante le manovre societarie, sarà Sea handling, che si occupa della gestione dei bagagli e dell’assistenza a terra dei passeggeri, la quale già da tempo è costretta a lavorare con macchinari obsoleti e che rischia di essere venduta, con conseguente corsa al ribasso del costo del lavoro, che ha già causato – per quanto riguarda il trasporto merci – l’assunzione di lavoratori provenienti da cooperative, i quali  non godono dei diritti salariali e sindacali di cui dovrebbero poter usufruire. Senza considerare che già attualmente il 50% dei lavoratori di Sea handling hanno solo un contratto in part-time, che non consente loro di avere un reddito sufficiente per vivere (si parla di circa 900 euro mensili).

Intanto oggi si è riunita l’assemblea straordinaria dei soci di Sea, i quali – tra gli altri punti dell’ordine del giorno –  si sono occupati dell’integrazione nel consiglio di amministrazione dei due nuovi membri provenienti da F2i.

I sindacati autonomi criticano dunque l’uso di Sea, alla stessa stregua di un “bancomat” da parte del comune di Milano che – indipendentemente dall’amministrazione – ha sempre attinto agli utili di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico, per saldare i deficit comunali, anziché reinvestirli nell’azienda, con conseguenti penalizzazioni alla forza lavoro e ai passeggeri.

j.bianchi

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