Sindaci con le spalle al muro: «I soldi della Tasi servono per compensare i tagli e garantire i servizi». E addirittura la normativa “premia” quei Comuni che alzano le aliquote.
«La Tasi è un modo surrettizio per aumentare le tasse attraverso i Comuni – sottolinea il primo cittadino di Varese – Su qualche quotidiano, come Repubblica, ho letto che “I sindaci non ci dicono dove vanno a finire i soldi della Tasi”, ma la realtà è che i soldi della Tasi servono per cercare di coprire i tagli che ci sono stati fatti. Servono per pagare gli stipendi, le mense per gli asili e tutti i servizi che diamo ai nostri cittadini».
«Quando sono diventato sindaco, Varese aveva circa 20 milioni di trasferimenti a Roma e adesso ha tre milioni e 800mila euro. I soldi della Tasi servono per cercare di coprire i tagli di questi anni, tagli che anche con le nuove tasse non ci consentono di avere le stesse risorse che avevamo in passato».
Il paradosso è che la normativa sui trasferimenti statali agli enti locali arriva addirittura a “premiare” quei Comuni che ottengono maggior gettito inasprendo il tributo.
«Abbiamo determinato l’aliquota della Tasi con l’obiettivo di massimizzare i trasferimenti statali – ammette , sindaco di Malnate, dove la Tasi è al 2,9 per mille, con detrazioni – i nostri tecnici hanno fatto dei calcoli matematici appositamente per determinare il massimo beneficio per l’ente, mentre con le detrazioni abbattiamo l’impatto del tributo su quei contribuenti che, avendo le rendite più basse, si sarebbero trovati a pagare più che in passato». Insomma, un meccanismo costruito in modo tale da livellare verso l’alto la pressione fiscale comunale sugli immobili, che infatti ormai nella gran parte degli enti della nostra provincia sta raggiungendo i picchi massimi previsti dalla legge.
Per il futuro, un sindaco come Astuti auspica «migliorie e correzioni, ma anche stabilità» sul fisco locale: «Abbiamo cambiato le regole per il pagamento della tassa sulla casa tre volte in tre anni, spero che l’impianto a questo punto non venga più stravolto».
«Piuttosto si agisca sulla revisione delle rendite catastali e si dia più mano libera ai Comuni lasciando nelle nostre casse l’intero gettito Imu». Anche il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli fa notare «l’ennesima beffa, la terza nel giro di pochi anni» ai danni dei Comuni virtuosi nei confronti dei loro contribuenti.
«Purtroppo lo Stato tende a favorire chi più tartassa i propri cittadini, mentre al contrario mantenere la tassazione al livello più basso non paga – sostiene Farioli – Ai tempi dell’abolizione dell’Ici prima casa furono trasferite quote ai Comuni in base al gettito storico a prescindere dalle aliquote, con la mini-Imu si è dato di più a chi aveva le aliquote più alte coprendo la quota di gettito oltre lo standard, quest’anno si garantiscono maggiori trasferimenti a quei Comuni che non possono aumentare le aliquote Imu-Tasi già ai livelli massimi».
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