Quella ottenuta due giorni fa al Comunale contro il Castellazzo Bormida è stata la vittoria di tutti: della società, del mister, dello staff tecnico e dei giocatori. Di un ambiente che ha stretto i denti soltanto per tornare a gioire dopo il triplice fischio finale. Per guardarsi negli occhi, sospirare e sorridere, allontanando una tensione che ha accompagnato per sei, lunghe giornate la Varesina dopo l’altro successo in campionato; quello nel debutto contro il Derthona, arrivato dopo una gara dura e risolta dall’uomo
in più di questa squadra, da Henri Shiba. L’attaccante albanese è stato infatti una delle poche certezze in questo avvio di stagione, ruolo che si è preso a suon di gol – 4 finora – e prestazioni. Perché Shiba non si ricorda soltanto per le reti, ma anche per il lavoro che puntualmente svolge per la squadra: pressing, lotta e ripiegamenti. Il tutto senza mai risparmiarsi, anche quando per i limiti imposti dai regolamenti sugli under è costretto a partire dalla panchina. Un approccio mentale che, per il bene della Varesina, questa volta ha contagiato l’intera squadra diventando decisivo ai fini del risultato. È ovvio che abbinando questo spirito, fortemente voluto da mister Alessandro Marzio, alle qualità in possesso dei rossoblù ma mai espresse fino in fondo, ne derivi una partita dai dati più che positivi: 11 tiri totali, 6 in porta e 2 gol che sarebbero potuti essere anche 4 – ricordiamoci del palo preso da Ghidini e del miracolo compiuto dal portiere piemontese su Giovio. Percentuali di possesso palla e di dominio territoriale schiaccianti, una gestione della palla migliore e un’efficacia finalmente dimostrata sulle palle inattive. Infatti i gol sono arrivati dagli sviluppi di due angoli dei dieci calciati dai rossoblù, con i nuovi schemi che sembrano quindi funzionare. Tornando sui singoli, ci sono da segnalare le prestazioni di alcuni giocatori iniziando da Giovio, che conferma i progressi mostrati a Pavia aggiungendo anche maggior contributo alla fase difensiva. Passiamo poi a Giglio e Milianti, che dopo un paio di prove non eccelse sono tornati a dare tranquillità ed equilibrio ai rispettivi reparti, così come hanno dato profondità e strappi importanti Martinoia, Ghidini e Chiarabini. Insomma, di cose buone se ne sono viste, ma guai a sedersi sugli allori: ora bisogna confermarsi, trovando finalmente continuità per non tornare indietro rispetto a quanto detto precedentemente in queste righe.