Quindici portali internet, attraverso i quali era possibile accedere illegalmente ai canali Mediaset Premium e Sky, sono stati oscurati dalla Guardia di finanza del Nucleo di polizia tributaria di Cagliari. L’amministratore dei siti, un uomo di 65 anni residente nel Gallaratese, è indagato per violazione della legge sul diritto d’autore. I siti mettevano a disposizione degli utenti contenuti pirata sia in modalità “streaming live”, in diretta, che in modalità “streaming on demand”, fruibili, quindi, a richiesta degli internauti.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero di Cagliari , sono iniziate nel mese di settembre 2016 e si sono concluse ieri con l’oscuramento dei siti. Non è ancora stato quantificato il danno provocato dai 15 portali. I militari stanno adesso ricostruendo il giro d’affari e individuando anche le eventuali responsabilità di chi ha utilizzato i siti pirata.
Le indagini sono partite otto mesi fa e hanno interessato piattaforme, ai primi posti nel panorama nazionale, per la fruizione abusiva dei canali delle pay-tv, che oggi sono state oscurate, poste offline e rese tecnicamente irraggiungibili per gli utenti italiani. L’attività investigativa – alla quale hanno collaborato le unità tutela privacy di Sky e Mediaset – è partita monitorando un immenso flusso di dati interconnessi tra loro da cui sono stati individuati elementi comuni come nickname e indirizzi Ip maggiormente ricorrenti. Una volta ottenuti gli elementi, è stato possibile risalire al responsabile della gestione dei siti pirata.
I siti offrivano a migliaia di utenti abbonamenti a Sky e Mediaset Premium differenziati sia sulla durata, da un mese a un anno, che sul pacchetto, dal cinema allo sport, passando ai canali per bambini e di intrattenimento.
Gli interessati pagavano dai 5 ai 10 euro una ricarica Pay Pal e a quel punto veniva fornita loro una stringa di comando da inserire in tablet, pc o smart tv per ottenere l’accesso alle piattaforme. Ora si è aperta la caccia a tutti i responsabili, ai fruitori del servizio illegale e ai server a cui si appoggiavano i siti pirata, tutti all’estero, da cui si poteva accedere illegalmente all’Iptv. Le indagini, confermano le fiamme gialle, non sono ancora concluse e potrebbero presto allargarsi e sfociare in nuovi sviluppi investigativi.