Ieri si è consumato uno strappo tragico non solo per la Roma ma anche per tutto il mondo del calcio: mi riferisco allo scontro tra Francesco Totti e Luciano Spalletti. Un capitano, una bandiera, una leggenda non può essere trattata così. Inutile prendersi in giro: esistono giocatori diversi dagli altri. E il calcio, ancora una volta (dopo quanto accaduto con Maldini, Raul, Del Piero solo per fare alcuni esempi), perde l’ennesima sfida a distanza con chi lo sport lo sa trattare, raccontare e rispettare sul serio (e, di conseguenza, anche vendere). Kobe Bryant, reduce da due infortuni che, uniti all’età, lo hanno reso un giocatore “normale”, sta girando i palazzetti di tutti gli Stati Uniti (e le tv di tutto il mondo) per raccogliere un lungo, caloroso applauso alla fine di una carriera, appunto, da leggenda. Un applauso che supera maglie, rivalità, titoli.
I tifosi amano le storie e gli eroi. Non solo i risultati
