«Questo nostro lavoro ha un destinatario privilegiato: i tifosi. Non dobbiamo dimenticare che vivono e soffrono per noi. Alle persone dobbiamo offrire, non chiedere. Il loro calore è fondamentale ma dobbiamo meritarcelo, mica pretenderlo». Parole (e musica) di Marcelo Bielsa, in una recente intervista rilasciata a Repubblica. Parole di un allenatore che chiamano “el loco”, il pazzo, per il suo modo di intendere il calcio: diverso, istintivo. Passionale. Parole che spiegano nel miglior modo possibile come andrebbe interpretato,
sempre, questo meraviglioso gioco. Parole che tutti devono leggere e ricordarsi: allenatori e dirigenti, calciatori e addetti ai lavori; compreso chi, dalla stanza dei bottoni, stabilisce cosa si può o non può fare. In Serie D la Lega ha reso possibile non un evento, ma l’Evento: Varese-Como. Storia, tradizione, campanilismo, sfottò, romanticismo, goliardia; la vera e unica rivalità, la sfida di sempre. Sfida che ha segnato la storia del Varese (anche recente: l’arrivo di Sannino, il gol di Del Sante…); e altrettanto del Como. Sfida che un tifoso aspetta una stagione intera di poter vivere. Sfida che è attesa, scaramanzia, sogni, speranze; paura di perdere, voglia di vincere. Sfida che deve declinarsi nel modo giusto – il “no” alla violenza deve risuonare sempre, forte e chiaro – e che deve avere la possibilità di farlo: senza decisioni precotte, senza divieti già scritti, ma con il coraggio di affrontare la situazione e permettere che il gioco viva la sua essenza. Il Varese è pronto a lavorare, a mettersi a disposizione, a fare tutto il possibile per permettere questo evento. I tifosi, biancorossi e lariani, ci pensano, sempre e da sempre: dalle profondità dell’Eccellenza all’olimpo della Serie B e A, c’è uno e un solo avversario nei pensieri. I tifosi, biancorossi e lariani, sognano questa partita, in D o ovunque. Viviamola, al Franco Ossola e al Sinigaglia: Varese-Como è il derby, la sfida delle sfide. Il sale del calcio.
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