Erano pronti a scappare in Albania i tre presunti rapinatori della gioielleria Zaro di Gallarate: era già tutto pronto per rimpatriare con il bus in partenza dal piazzale di Cascina Gobba a Milano.
Grazie alle intercettazioni telefoniche i poliziotti hanno sventato la loro fuga: sono finiti in manette (l’uomo che guidava la macchina) del 1987 di Pogliano Milanese, regolare, con piccoli precedenti per furto, classe 1993 di Tortona, regolare, incensurato (l’uomo che materialmente avrebbe preso a mazzate la vetrina) e , classe 1995, privo di permesso di soggiorno.
I tre fermi sono in attesa di convalida dal Gip di Milano: dovranno rispondere delle accuse di rapina e ricettazione (per la Jeep risultata rubata a Tortona e utilizzata nella rapina).
Il colpo in gioielleria avvenne lo scorso 4 luglio: a colpi di mazza ferrata sfondarono la vetrina asportando otto Rolex e due bracciali per il valore di diverse decine di migliaia di euro.
Minacciarono la titolare e poi fuggirono molto rapidamente a bordo della macchina rubata. Della vicenda si sono subito occupati gli agenti del commissariato di Gallarate, coordinati da . Le ricerche hanno portato ai responsabili nel giro di meno di due mesi. Decisive sono state le immagini della videosorveglianza interna, ma soprattutto di quella comunale che li ha immortalati mettendo in luce una serie di dettagli che li ha incastrati.
In particolare i capi di abbigliamento sportivi indossati il giorno della rapina. Le intercettazioni telefoniche hanno fatto il resto.
Nel momento in cui gli investigatori hanno avuto la certezza che i tre banditi erano pronti a svignarsela, sono intervenuti e li hanno fermati. Il rimpatrio era stato fissato per il 29 agosto alle 10 di mattina.
Da questo punto di vista le intercettazioni lascerebbero pochi dubbi. Sono curiose anche alcune riflessioni fatte dai connazionali ai quali si erano rivolti chiedendo un aiuto economico per acquistare il biglietto del pullman: «E certo, i soldi li avete spesi con le stupidaggini».
I soldi a cui si riferiscono i connazionali sono probabilmente quelli ricavati dalla vendita degli orologi rubati. «Andiamo via, se stiamo qui ce lo mettono nel…» ma anche «Al 29 agosto al 90% ce ne andiamo».
I tre uomini facevano parte della cerchia di conoscenze di altri connazionali che operavano in particolare nella zona di Alessandria, ma anche delle province lombarde, non solo del nord ovest.
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