VARESE – Le imprese della provincia di Varese continuano ad investire. Questo il quadro che restituiscono i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese, nell’annuale indagine sugli investimenti, sottoposta ad un campione rappresentativo dell’industria varesina (circa 100 aziende che impiegano 10.000 dipendenti). Risultato: il 76% delle imprese rispondenti al sondaggio ha dichiarato di aver fatto almeno un investimento nel corso del 2023.
Nella maggior parte dei casi (51%) gli investimenti si sono rivelati superiori, nel 26% uguali e nel restante 23% inferiori rispetto all’anno precedente. Ma a cosa sono stati destinati i piani di investimento delle imprese di Varese? Al primo posto, in aumento se paragonati ai dati del 2022 (81%) si confermano la sostituzione e l’ammodernamento di impianti aziendali, seguono l’ampliamento delle capacità produttive (46%) e gli investimenti immateriali, ad esempio destinati alla ricerca e sviluppo e ai brevetti (31%).
Un primo campanello di allarme arriva, però, dalle previsioni per l’anno in corso: a scendere in maniera significativa è, infatti, la percentuale di aziende che dichiara di avere intenzione di investire nel 2024 (68%). Gli ostacoli più grandi? L’incertezza per il futuro (46%) e la difficoltà nel reperire personale qualificato (37%). Meno preoccupanti rispetto agli ultimi anni, ma sempre d’importanza rilevante, i costi energetici (27%), seguiti dalle complessità amministrative e burocratiche (18%) e dalla difficoltà nel reperire risorse finanziarie alla luce del maggiore costo del denaro (17%).
Lo studio realizzato dalla Confindustria varesina si divide poi in 3 focus specifici su: sostenibilità, digitalizzazione e strumenti del Piano Transizione 4.0.
(Consulta qui l’infografica sui risultati generali)
Investimenti in sostenibilità
D’importanza sempre crescente si sono rivelate le tematiche legate alla sostenibilità, ambito soggetto ad una sempre maggiore attenzione da parte dell’industria del Varesotto. Sono state, infatti, pari ad una quota del 46% le realtà che hanno portato a segno investimenti sostenibili nel 2023, dato destinato, secondo le previsioni del Centro Studi, ad aumentare di ulteriori 3 punti percentuali (toccando la soglia 49%) nel corso del 2024.
I capitali investiti in sostenibilità nel 2023 hanno riguardato per la maggior parte un miglioramento nei processi aziendali (55%) e gli investimenti in tecnologie (50%). Il 23% delle aziende si è concentrato sul prodotto e il 48%, ad esempio, sull’installazione di pannelli fotovoltaici, sulla diagnosi energetica, sulle certificazioni Iso 14001, sulla Carbon Footprint e la Life Cycle Analysis. Complessivamente, il giudizio sulla strategicità degli investimenti in sostenibilità è risultato medio-alto: il 38% delle imprese intervistate ha dato un giudizio medio (3 in una scala da 1 a 5) e la percentuale di coloro che hanno assegnato una valutazione medio-alta è stata del 47% (sommando le risposte 4 e 5 nella scala valutativa).
Il 34% del campione, inoltre, ha dichiarato di voler investire durante il 2024 in strumenti ESG. Nel 79% dei casi le risorse serviranno allo sviluppo di un bilancio di sostenibilità.
Investimenti in digitalizzazione
Per quanto riguarda, invece, gli investimenti in digitalizzazione, il 51% delle imprese intervistate ha affermato di aver realizzato almeno un’azione in questo ambito, per la maggior parte nei sistemi informativi e nella sicurezza informatica (69%) e nell’area di contabilità, finanza e processi decisionali, in quella vendite e clienti e della manutenzione dispostivi, impianti e macchine (37%). Piccolo calo nelle previsioni per il 2024: è, infatti, del 44% la percentuale di aziende che ha dichiarato di avere intenzione di effettuare questo tipo di investimenti nell’anno in corso.
Piano Transizione 4.0
Centrali nei piani di investimento delle aziende della provincia di Varese, anche nel 2023, gli strumenti del Piano Transizione 4.0, con il 66% delle imprese investitrici del campione che ha utilizzato almeno un’agevolazione. Il credito d’imposta su beni strumentali, anche nella nuova forma esclusivamente 4.0, è stata ancora una volta la misura più diffusa (79%), seguita dal credito d’imposta R&S, innovazione e design, in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni (40%), la Nuova Sabatini (30%) e il Nuovo Patent Box (11%). Le prospettive per il 2024 confermano la centralità di questi strumenti: il 66% delle imprese intervistate, infatti, ha dichiarato che nell’anno in corso utilizzerà una agevolazione legata a questo tipo di transizione.
Il commento del Presidente, Roberto Grassi
“I dati elaborati dal nostro Centro Studi rivelano come, anche nel 2023, la gran parte delle imprese varesine non abbia smesso di credere nel futuro, scegliendo di portare avanti piani di investimento – commenta il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi –. Nonostante i costi energetici, che tanto preoccupavano il sistema industriale lo scorso anno, siano rientrati a livelli più accettabili, lo scenario internazionale rimane funestato dall’incertezza dei conflitti bellici e dagli equilibri geopolitici in forte trasformazione e che hanno inevitabili ripercussioni sulle strategie di imprese fortemente proiettate all’export come quelle varesine.
In questo complesso e sfidante scenario, caratterizzato da transizioni epocali, la manifattura rimane un asset strategico per tutto il Paese e, in quanto tale, ha bisogno di essere accompagnata da una politica industriale che sia di sostegno (non di aiuto!) a quegli investimenti in grado di dar vita ad un Paese più moderno, alla creazione di nuove competenze e ad un aumento del benessere economico, sociale e ambientale. Sicuramente va in questa direzione il Piano Transizione 5.0 recentemente varato dal Governo e più volte da noi auspicato. Condivisibili, dunque, gli intenti, un po’ meno la capacità di messa a terra del provvedimento con tangibili vantaggi in termini di sviluppo e di ricadute sull’ambiente. Riteniamo si debba procedere quanto prima con il Decreto attuativo per dissipare anche alcuni dubbi operativi e crediamo sia necessario creare una cabina di regia per il controllo dell’efficacia della misura, in cui sia presente anche una rappresentanza delle imprese. La sostanziale esclusione, poi, delle imprese appartenenti ad alcuni settori ad alta intensità energetica crea forti perplessità: queste realtà così importanti per il nostro made in Italy, infatti, andrebbero incluse e guidate in un percorso di transizione ambientale, anziché essere emarginate da una politica di sviluppo per compartimenti stagni”.