Se fate un giro sui social network, vi accorgete che l’arresto di Ferdinando Minucci ha colto di sorpresa solo una minoranza del popolo della palla a spicchi. Il boss che ha reso invincibile Siena è accusato di reati penali gravi.
Da tempo su questo potentissimo e odiatissimo personaggio si sprecavano le stesse chiacchiere degli antijuventini pre (e post) Calciopoli: poteva essere rabbia cieca, vista anche a Masnago con striscioni eloquenti. Ma da tempo erano in corso inchieste tutt’altro che segrete sul suo conto: e questa era una cosa tremendamente seria. Eppure non aveva impedito che, lo scorso 8 febbraio, venisse designato alla presidenza della Legabasket. Quel voto fu il risultato di un blitz che, orchestrato dai grandi elettori di Milano e Cantù (cioè i rivali più grossi), indusse 14 società su 16 a dargli fiducia: Varese compresa. I tifosi bosini non presero affatto bene la mossa di Cecco Vescovi, e col senno di poi i club non hanno fatto un figurone (ora tra i papabili per quella poltrona spunta Stefano Domenicali, ex Ferrari, amico di Cantù).
L’effetto delle manette è dirompente e pone tante domande scomode. Proviamo a rispondere, ricordando la presunzione d’innocenza e il rischio che le novità di oggi rendano vecchie le risposte di ieri.
La società Mens Sana è già in via di fallimento: difficilmente farà la prossima serie A, quindi l’eventuale inchiesta sportiva gemmata da quella penale potrebbe uccidere un cadavere. Siena ripartirebbe dalle categorie inferiori, come in passato è successo per esempio alle due Bologna e a Treviso: almeno in questo, bisogna riconoscerlo, la pallacanestro è più rigorosa del calcio, che perdona tutto o quasi.
Che ne sarà dei titoli: scudetti e coppe? Siena ha dominato gli ultimi dieci anni: otto scudetti, di cui sette consecutivi, e un’infinità di altri trofei. Le verranno tolti, forse, solo se si accerterà che i magheggi contabili hanno falsato i bilanci in misura tale da far ammettere al campionato una società che non ne aveva il diritto. Comunque non è stata concorrenza leale, se gli squadroni biancoverdi – belli e figli di scelte tecniche perfette – si facevano anche pagando in nero i giocatori (al momento ce ne sono 17 sotto inchiesta), che così preferivano la Mens Sana ad altre offerte.
Varese può riavere qualcosa? Viene in mente la Coppa Italia persa in finale dagli Indimenticabili l’anno scorso: se facesse la fine dello scudetto 2006 assegnato all’Inter, secondo voi sarebbe “di cartone”? In caso di revoche, per noi l’ideale, com’è successo per i Tour de France di Armstrong, è che gli albi d’oro restino vuoti, anche come monito per il futuro.
La vera domanda che fa tremare è: solo Minucci, o così fan tutti? Difficile dirlo. Se il sistema è diffuso, se ci sono altarini e magari il re denudato canta, siamo appena all’inizio dell’uragano.
Meno male che abbiamo i Pozzecco e i Recalcati, spinti da ideali e sogni fanciulli. Il Poz fa volare Capo d’Orlando, il caro vecchio Charlie può salvare Montegranaro senza stelle né soldi: padri della patria di generazioni diverse, da cui il nostro povero basket deve ripartire.
Stefano Affolti
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