Se si buttasse in politica, Luca Famlonga farebbe centro. Il bel prestinée di viale Belforte noto come il re della michetta, il pane in assoluto più complicato da gestire, ne sforna una aurea, dai 55 ai 62 grammi di peso, dieci di altezza e dodici di diametro: e chi arriva dopo le dieci e mezzo difficilmente la trova ancora.
Da lui circolano mezza Varese e tantissimi frontalieri: la posizione del negozio, all’altezza di via Quarnero, è strategica. Classe 1971, nasce a Luino ed è figlio di un panettiere di formazione varesotta doc, valtellinese di origine: il signor Delio, prima di rilevare nel ‘72 la bottega che Luca conduce oggi assieme a due aiutanti – Salvatore e Maurizio – ebbe il forno a Daverio, a Luino e a Morosolo.
«Finita la terza media ho iniziato a lavorare con mio padre. Avevo già deciso da bambino che avrei continuato il suo mestiere; lui mi aveva sconsigliato di farlo per la fatica e gli orari che avrei dovuto sopportare. Anche mia mamma, Maria Lucia, lo aiutava in negozio tutto il giorno, dalle sette e mezzo a mezzogiorno e mezzo, ricominciando poi alle quattro per finire alla sera alle sette e mezzo. Abitavamo nel locale di sopra, che adesso ho adibito a ufficio».
Luca vive a Bizzozero e al lavoro arriva spesso in bicicletta. «Un fornaio ha gli orari stravolti. Vado a letto presto, compatibilmente con la famiglia: ho due figli di sei e quattro anni e una moglie splendida, Sonia, che mi gestisce la parte amministrativa. Dormo due ore e poi mi alzo a mezzanotte e mezzo e vengo in negozio. La prima cosa che facciamo all’una di notte è il lievito, che deve riposare; poi gli impasti diretti: pane all’olio, ferrarese, mantovano ecc. , rigorosamente con lo strutto. Prepariamo una trentina di tipi di pane e altrettanti dolci da banco, dolci lievitati e biscotti: è Maurizio il nostro pasticcere; io invece mi occupo della croissanteria.
I miei aiutanti hanno dieci anni più di me e una grande esperienza. Il passo successivo sono gli impasti indiretti con la biga preparata il giorno prima: va fatta tutte le mattine e deve rimanere diciotto ore a 16 gradi in cella frigorifera».
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