Il bidello “amico degli studenti” condannato per molestie a Busto Arsizio

Un bidello settantaduenne è stato condannato per molestie sessuali su una sedicenne, ma l'avvocato annuncia ricorso in appello, sollevando dubbi sull'attendibilità della vittima e sull'uso degli assegni risarcitori

Il caso di un bidello settantaduenne del liceo, descritto come un “amico degli studenti”, ha recentemente scosso l’istituto, fino ad allora considerato un esempio di eccellenza pedagogica. L’uomo è stato condannato a un anno di pena con sospensione condizionata a un percorso di rieducazione per molestie sessuali su una studentessa sedicenne, secondo la sentenza emessa a fine luglio dal giudice per l’udienza preliminare di Busto Arsizio, Veronica Giacoia. L’avvocato difensore, Elisa Colombo, ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, sollevando dubbi sull’attendibilità della giovane.

L’incidente risale al 28 marzo 2019, quando, durante la pausa pranzo, la ragazza seguì il bidello in un’aula che doveva pulire. Qui, l’uomo avrebbe abusato di lei, abbracciandola e baciandola sul collo, e accarezzandole la schiena sotto la maglietta. L’allora sedicenne riuscì a liberarsi e se ne andò, mentre il bidello fece commenti sconsolati sull’accaduto. Dopo aver confidato l’episodio alla nonna e successivamente ai genitori, la studentessa denunciò il fatto ai carabinieri. Il Miur sospese temporaneamente il bidello dal servizio e privò dell’emolumento per tre mesi, per poi reintegrarlo, un aspetto che l’avvocato Colombo utilizzerà come argomento in appello.

Il processo ha visto il suo avvio a novembre 2021, con una prima udienza rinviata a causa di trattative per un risarcimento. Nel 2023, il giudice ha ammesso il bidello al rito abbreviato condizionato alla produzione documentale. Tuttavia, alla fine dell’anno scorso, dopo la discussione dell’avvocato Colombo, il gup ha ritenuto necessario un ulteriore rinvio per ascoltare la testimonianza della ragazza. La sentenza è stata emessa solo poche settimane fa.

A complicare ulteriormente la vicenda è emerso un nuovo dettaglio: la famiglia della studentessa aveva denunciato lo smarrimento degli assegni risarcitori. Tuttavia, dalle verifiche è risultato che tali assegni erano stati incassati dalla giovane e utilizzati per trattamenti estetici, tra cui l’iniezione di acido ialuronico. Questo elemento aggiuntivo ha sollevato ulteriori interrogativi e potrebbe influenzare l’esito del ricorso in appello.

Il caso, ricco di tensioni e controversie, continua a tenere alta l’attenzione su temi delicati come le molestie sessuali e le responsabilità istituzionali nella gestione di tali accuse.