Per la categoria “Notizie che non lo erano”, senza motivo alcuno qualche sindaco sul confine era rimasto impietrito, quasi che gli si fosse parata dinanzi una delle Gorgoni, alla voce di un possibile nuovo blocco dei ristorni da parte delle autorità politiche ticinesi. Bon: il blocco dei ristorni non ci sarà, ed alla data prestabilita partirà verso Roma – ché su una tesoreria nella capitale confluiscono i denari – il solito bonifico. Ripetiamo: niente blocco, a meno che scoppi una guerra o che Bellinzona, seppur pressata tanto da Berna federale quanto dai membri della Deputazione ticinese alle Camere federali, si butti sull’“Alleingang” (al secolo: corsa solitaria) da binario morto.
No, suvvia: disposti a scommettere che non accadrà. Martedì sera, vertice tra parlamentari ticinesi a Berna ed , titolare del Dipartimento federale finanze; bocche cucite sino a ieri pomeriggio, quando è stato in sostanza affermato il principio caro a Quinto Fabio Massimo console romano: nervi saldi, aspettare, temporeggiare, metabolizzare lo stato dell’arte, mettere al bando le decisioni affrettate, e non impuntarsi. Il blocco dei ristorni (ricordate? Capitò già una volta, i soldi furono riversati solo a distanza di qualche mese) sarebbe una “non opzione” ed anzi un ostacolo al progresso del negoziato in essere,
oggetto l’accordo fiscale globale tra Berna e Roma. Dicesi “accordo fiscale” un’operazione elementare ma passata attraverso gangli ignoti persino alla burocrazia, sicché interlocutore sul versante italiano è primariamente , 64enne romano con ascendenze tra Cislago e Caronno Pertusella per quel che siamo riusciti ad indagare; un funzionario, genio in materia di tasse, visto anche in ruoli istituzionali come sottosegretario di Stato all’economia tra il novembre 2011 e l’aprile dello scorso anno, ovvero sotto varesino. E, sostengono taluni in alte sfere elvetiche, con tutti è capace di trattare tranne che con i tecnici. La riprova? A gennaio fu detto che in maggio si sarebbe giunti alla firma; ora il concetto viene ribadito, ma il maggio 2014 è stato ritoccato nel maggio 2015.
Che cosa potrebbe andare storto, a questo punto? Bah: la linea politica dell’Esecutivo in quel di Bellinzona non viene dettata né dall’autorità federale né dai 10 rappresentanti ticinesi a Berna, ma alla Confederazione spetta in esclusiva la competenza sulla materia. Esempio: inapplicabile è stato dichiarato l’altr’ieri il blocco delle notifiche “online” per i cosiddetti “padroncini”. 80 granconsiglieri su 81 presenti avevano sostenuto l’eliminazione della procedura via Internet? Eh, ma de donde no hay no se puede sacar. Un messaggio, sì, ma destinato a rimanere tale. Di transenna: lo si era scritto, qui, nel giorno stesso della votazione.
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