LONATE POZZOLO «Avevo alle spalle 27 anni di gare, cosa avrei potuto fare?». Giuseppe Mainini, per tutti Bobo, lo racconta con semplicità, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Eppure lui è tornato a correre, e a vincere, dopo aver passato 22 giorni in coma e 7 mesi in ospedale. Ad oggi, è l’unico pilota di rally disabile in tutta Italia; e all’inizio, per fargli il patentino, avevano creato una categoria apposta per lui.
/>La seconda carriera di Bobo inizia il 19 settembre del 1998. «Guidavo una Porsche 350 e la mia navigatrice mi diede una nota sbagliata. Caddi per 60 metri in un burrone». Gli ci vollero tre anni, ma Bobo tornò sulle piste. «Munari, che era un amico, mi disse che in un paio d’anni sarei tornato a correre. Gli risposti che non avrei fatto più nulla». Mainini, 59 anni festeggiati pochi giorni fa, non è però uno che si lascia abbattere. E’ anche convinto di aver avuto un aiuto dall’alto. «Andai a San Giovanni Rotondo, al santuario di Padre Pio. Senza bastone non ero in grado di camminare, ma diedi il bastone al mio amico e, a fatica, rimasi in piedi». Ancor oggi Bobo deve fare fisioterapia. Zoppica e ha problemi alla mano e al braccio destro, ma corre il mondiale di rally per disabili con un auto normalissima: una Clio Williams 2000. In questi anni ha girato il mondo: Australia, Giappone, California, Russia, con ottimi piazzamenti. «Il primo anno sono arrivato 3° assoluto, e 2° nei due anni successivi».
Poi i dottori gli hanno detto di calmarsi e lui si è dato alle gare neve-ghiaccio, un circuito europeo che l’ha portato a sfidare ex glorie della Formula 1, come Alain Prost. «Un paio di volte l’ho anche battuto – ricorda soddisfatto Bobo – Per 5 anni mi sono sempre classificato nei primi 4».
Originario di Lonate, da qualche mese è tornato nel paese natale con la sua scuderia, la Bobo Recing, che ha sede nel Caffè di via Cavour. C’è anche un fan club: Fedelissimi Bobo 52. «Il 50% delle quote annuali vengono devolute all’Associazione sport tempo libero per i diversamente abili onlus». Del team fanno parte altri due piloti, Stefano Crespi e Fabio Lovati. Quasi 500 gli aderenti al club. Ripensando al passato Bobo non sembra rimpiangere la prima parte della sua carriera, quella in cui era un pilota “normale”. A 25 anni gareggiava a bordo di una Mini Cooper 1000. Nel ’79 divenne campione italiano di rally e nell’85 fu protagonista del campionato europeo. Poi quel drammatico 19 settembre. «Nel 2002, fortunatamente, l’Abart mi diede una macchina per correre e la fondazione don Gnocchi mi consentì di fare il tesserino Csai come pilota». Ora l’impegno per le persone disabili e le corse che, alla vigilia dei sessant’anni, non vuole ancora lasciare. «Quest’anno faccio 35 anni di gare. A fine giugno sono a correre a San Pietroburgo. Spero di arrivare sul podio… mi piace salire sul podio». E sul viso gli si allarga uno splendido sorriso.
Tiziano Scolari
e.romano
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