Il Centro iperbarico doveva chiudereMa continua a salvare nuove vite

LAVENO MOMBELLO Il Centro iperbarico di Laveno Mombello continua a salvare vite. Sembrava dovesse chiudere i battenti dopo il fallimento di Villa Preziosa e invece l’unica camera iperbarica di tutta la provincia di Varese funziona a pieno regime e, come accaduto lo scorso 26 febbraio, si dimostra fondamentale; e non solo nella risoluzione delle emergenze legate alle discipline subacquee.
Ad essere salvato dall’ossigeno somministrato a una pressione superiore di quella atmosferica, è stato un cittadino svizzero di 26 anni,

residente del Malcantone e colpito da choc settico per un grave ascesso dentario. L’infezione che ha colpito il ragazzo, infatti, si era rapidamente estesa alla guancia e al viso, fino a intaccare il collo. A nulla erano servite le terapie antibiotiche a cui era stato sottoposto all’ospedale di Lugano. Il giovane, infatti, nonostante l’operazione chirurgica a cui era stato sottoposto per la rimozione dell’ascesso e dei tessuti vittime dell’infezione (ormai necrotizzati) non rispondeva alle normali cure. Così l’unica strada era rappresentata dalla camera iperbarica. «Questo perché – chiarisce il dottor Gianluca Sartori, responsabile del centro di Laveno Mombello – i batteri che causavano l’infezione erano di tipo anaerobico e quindi si sviluppavano in assenza di ossigeno». Così, bombardando letteralmente di ossigeno pressurizzato il ragazzo e i suoi tessuti l’infezione è stata contenuta e bloccata.

Dopo il trasferimento d’urgenza in piena notte a Laveno, visto che in Ticino non esistono strutture simili, il ragazzo è stato sottoposto a due sedute nella camera iperbarica di circa 90 novanta minuti l’una che hanno di fatto “ucciso” i batteri colpevoli dell’infezione e gli hanno salvato la vita. Superata la fase critica, il 26enne è stato nuovamente trasferito in una struttura sanitaria della vicina Svizzera per ultimare le cure e procedere con la riabilitazione.

e.romano

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