Il clarinetto di Meloni interpreta Mozart

Questa sera al Salone Estense concerto evento (20 euro) dell’artista di fama mondiale

Fabrizio Meloni, clarinettista, é il Benny Goodman della musica classica. Per esserlo non ci ha messo molto: una dedizione assoluta, una passione bruciante (alimentata, dopo qualche piccola resistenza, dalla comprensione dei genitori), il rapimento provato di fronte alla quinta sinfonia di Johannes Brahms.
Lui, protagonista del concerto di stasera, alle 20.30, al Salone Estense (ingresso 20 euro), é il primo clarinetto solista dell’Orchestra del Teatro e della Filarmonica della Scala dal 1984.
Ma questo non basta a riempire di note quella piccola colonna d’aria – il clarinetto – che ha un becco, tante chiavi e tante facce. Quelle che Fabrizio conosce sempre meglio, concerto dopo concerto, passando da una Fantasia sui temi dal “Rigoletto” di Giuseppe Verdi a “Oblivion” di Astor Piazzolla. In mezzo ci sta Wolfgang Amadeus Mozart: il semplice compositore, il genio impossibile, lo scalatore delle vette dove i sensi incontrano l’estasi spirituale.

Tutto, in questo inventore del domani sonoro, è fatto di una gioiosità contagiosa. É anche così, ma non solo, che lo conosceremo questa sera Meloni al fianco de “I Virtuosi del Teatro alla Scala”.
Il Mozart della Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore K 16 (composta quando ancora era bambino), quello del Divertimento in mi bemolle maggiore K 113 e quello del suo ultimo Divertimento, “Ein Musicalischer Spass”, in fa maggiore K 522. Una vera opera d’arte,

quest’ultima, che Wolfy farcisce volutamente di stonature e difetti, «errori compositivi ed esecutivi».
Poi, ecco Meloni nel Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K 622 scritto da Amadeus due mesi prima di morire. Capolavoro assoluto, come spesso accade con l’artista austriaco: clarinetto impegnato sui fronti degli accenti drammatici, della pacatezza, del melodiare caldo e sereno. Quello che Meloni predilige e che definisce in termini di “suono vocale” capace di evocare il legato della voce umana.
Meloni é tutto qui: combattente della musica contemporanea nel “Duo Obliquo” con Carlo Boccadoro e nelle prime esecuzioni di brani di Berio, Sciarrino, Andreoni; attento scopritore di sfumature al fianco di Bruno Canino o Heinrich Schiff, incuriosito dall’improvvisazione e dai ritmi balcanici quando decide di fare del suo clarinetto un anello di congiunzione tra uomo e musica.
Così come lo è anche l’Adagio del concerto mozartiano: «Calmo, rilassante, inspiegabilmente commovente». É qui, in questi passaggi dove tutto sembra sospeso, che Fabrizio riesce a scavare meglio la materia sonora. O, come ripete ai suoi allievi, «trasformare l’aria in musica» seguendo la costruzione logica del pensiero e delle note: «Suono, vita, aria».

Niente male per un artista di fama mondiale che, ancora oggi, ricorda quel coraggio che lo mosse quando chiese a suo padre-nella Cantù brianzola – di poter studiare musica seriamente. Siamo nella patria dei mobilifici, del legno tornito, della creatività Made in Italy. Ed è questa cura artigianale che Meloni si porta nel cuore, e trasferisce alla sua vena di interprete attento ai moti dell’anima.