«Il compleanno di Hitler? Una dimostrazione di ignoranza. Se quei ragazzi avessero sentito le voci delle vittime del nazismo, se avessero letto le lettere di tutti quegli Italiani uccisi dai nazifascisti tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, di cui solo una parte schierati politicamente, oggi la penserebbero diversamente».
«Per questo è necessario salvare la memoria, proprio in questi anni in cui sta sparendo la generazione che ha fatto la Resistenza». È l’opinione di
, editorialista del Corriere della Sera che ieri pomeriggio ha incontrato gli studenti dell’università dell’Insubria per presentare il suo ultimo libro, “Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della Resistenza”.
Un libro che vuole essere, prima di tutto, una raccolta di testimonianze per raccontare che la Resistenza fu «non il patrimonio di una fazione, ma di una nazione». Le lettere raccolte nel libro, infatti, alcune delle quali lette dagli studenti durante l’incontro, non sono solo di partigiani comunisti, anzi.
«Prima di tutto tra gli stessi partigiani c’erano appartenenti a molti altri schieramenti politici, ma soprattutto la Resistenza non fu solo la lotta partigiana, ma l’insieme di atti eroici portati avanti da uomini, donne, preti, suore, militari, carabinieri – racconta Cazzullo – persone che si sono trovate a dover scegliere da che parte stare. E qui non ci sono dubbi: stare con i nazisti, come fecero i fascisti di Salò, significava scegliere la parte sbagliata».
Lo stesso concetto lo divulga da sempre anche, presidente provinciale dell’Associazione nazionale dei Partigiani, che ricorda il 25 aprile 1945, anche a Varese, come una specie di insurrezione festosa di tutto un popolo, non l’ultima sanguinosa battaglia di due fazioni militarizzate.
Furono i cittadini in festa ad occupare le fabbriche e a circondare la caserma di via Felicita Morandi, fino a pochi giorni prima quartier generale degli occupanti tedeschi nella città giardino. Una scena simile a ciò che accadde in tutta Italia. Perché, come racconta Cazzullo attraverso le testimonianze raccolte nel libro presentato all’Insubria, fu una gran parte degli italiani ad opporsi, non solo i Partigiani.
Storie come quella suor, superiora delle suore nel carcere di San Vittore, passando per quelle dei militari che preferirono rimanere internati nei lager piuttosto che tornare in Italia obbligati a combattere accanto ai tedeschi, la Resistenza ha avuto tante voci, che il giornalista raccoglie e racconta in un libro intenso.
«Una generazione che si è spesa per ridare onorabilità all’Italia e che ai propri figli, di fronte alla condanna a morte, raccomandava una cosa sola: studiare, per costruire un Paese ed un futuro migliore».n C. Fra.