Arriva : il re delle classifiche presenta “Quando tutto inizia”. Domani alle 18.30 l’autore sarà alla libreria Ubik di piazza Podestà a Varese col suo libro edito da Mondadori.
Per lo scrittore, attore e celebre voce di Radio Deejay, che ha largo seguito e un pubblico trasversale, sarà un incontro fugace per salutare i fan e firmare le copie della sua ultima fatica letteraria che sta vendendo migliaia di copie.
Ho sempre scritto di un periodo che stavo vivendo o appena vissuto. Questo, invece, è un libro del passato. È come se l’avessi scritto tanti anni fa, però con gli occhi di adesso. Di mio c’è la visione di quel racconto con i miei dubbi e le mie domande. Non dico mai “perché” avvengono le cose, ma “come” avvengono. Faccio una fotografia di una situazione e lascio che sia il lettore, con la propria esperienza, a dare significato di ciò che scrivo.
Sicuramente “l’io” e il “noi” sono abbastanza importanti in questo momento della mia vita, perché sono passato da “io” totale a “noi” totale. Quando hai figli devi abbracciare tutto questo “noi”, altrimenti è una continua rinuncia, una lotta. Quando fai una scelta forte nella vita, che sia stare soli o in famiglia, se hai momenti di sconforto ti chiedi come sarebbe stata la vita scegliendo l’altra strada. Vale anche quando guardi un film alla televisione o quando inizi un libro che non ti piace e ti domandi se mollare o dargli ancora 10 pagine per vedere se migliora. È un libro sulle scelte.
Le mie storie non sono mai autobiografiche nella struttura, ma nei sentimenti e nelle situazioni. Quando racconto di loro che si lasciano o di lui che perde la testa perché lei non lo vuole vedere più, ricordo amici o situazioni mie di anni fa in cui magari avevo perso la testa per una donna. E comunque essere lasciati è una cosa che abbiamo provato tutti; quindi rivivo situazioni del passato, alcune cerco di interpretarle e altre le descrivo.
È uno dei motivi per cui molti si identificano. Spesso persone completamente diverse, mi dicono “questo libro parla di me”. Io racconto come avviene una cosa, poi il lettore proietta il sentimento che gli scaturisce. Gli lascio lo spazio di metterci la sua vita in quella fotografia, non mi metto mai tra la storia e il lettore, perché mi piace sia così anche nei libri che leggo o nei film che mi piacciono. Una volta un professore mi disse: “tu rendi eroico il quotidiano” e io mi sono affezionato a quella definizione. Non racconto mai avventure o cose strane, ma la vita di tutti giorni perché vengo da quell’estrazione sociale e lì sono rimasto fino a 32 anni e nonostante la mia vita sia cambiata, il carattere era già formato.
E difatti non ho sogni da realizzare. Spero poter fare quel che faccio il più a lungo possibile. La cosa che mi sta più a cuore, è l’espressione della mia creatività. Non sono ossessionato dal successo. Quando inizio una cosa spero vada bene, ma a modo mio. Quindi scelgo programmi che scrivo. Sono sempre più autore che esecutore perché preferisco un successo ridotto, ma autentico, nel senso di più simile a me.
Si assomigliano molto in realtà. Sono perfezionisti e precisi. Sono davvero bravi, come dei fratelli maggiori. Io sono sempre stato più Paperino, loro sono più Topolino.
Se c’è qualcosa che mi cattura o mi incuriosisce mi innamoro. Quando lo faccio non sono nemmeno passionale: sono ossessivo, sul lavoro e in tutte le cose che faccio. Non sono mai stato uno da mezze misure: o single per 20 anni o con campagna e figli. Non potrei stare fidanzato 5 o 6 anni. Nell’acqua tiepida mi rompo: o è fredda o è calda.
Sono timido e riservato, ma sembro il contrario, egocentrico. Invece, sono molto più insicuro che spavaldo, come fingo di essere.