Il Decreto Sicurezza uccide la cannabis light: “22mila agricoltori trasformati in criminali”

Il Decreto Sicurezza del Governo mette fuorilegge le infiorescenze di canapa. Protestano agricoltori, associazioni e giuristi. Ma l’Europa potrebbe fermare tutto.

«La cannabis light non fa nemmeno un morto all’anno. Ora sarà vietata. Il tabacco ne fa 40mila, l’alcol 20mila. Ma la canapa, al governo, sta sui coglioni». Così Luca Bizzarri nel suo podcast Non hanno un amico, nell’episodio “Agricoltori e delinquenti”, commenta duramente il decreto del Governo che mette al bando le infiorescenze di cannabis light. Secondo il comico e conduttore, con questo provvedimento 22mila lavoratori del settore passano da agricoltori a potenziali fuorilegge.

Il nuovo Decreto Sicurezza: cosa cambia

Approvato venerdì scorso, il nuovo Decreto Sicurezza vieta la commercializzazione e il consumo delle infiorescenze di canapa, anche se con livelli di THC entro i limiti di legge. Il decreto prevede che tali prodotti siano considerati sostanze stupefacenti, assimilando di fatto le attività legate alla cannabis light allo spaccio di droga.

La norma entrerà in vigore 24 ore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, attesa a breve. E se da un lato lo Stato punta alla “sicurezza”, dall’altro il mondo agricolo e imprenditoriale denuncia un vero e proprio disastro legale ed economico.

Un colpo a un settore da 2 miliardi

Il provvedimento colpisce un settore in espansione: 2 miliardi di euro di fatturato, oltre 20mila lavoratori, centinaia di aziende e negozi coinvolti. Molti imprenditori si trovano ora con magazzini pieni di merce che fino a ieri era legale e da domani potrebbe costare loro un processo penale.

Non sono mancate reazioni forti: Canapa Sativa Italia e ICI (Imprenditori Canapa Italia) annunciano ricorsi e azioni legali, mentre le maggiori associazioni agricole – Confagricoltura, CIA, Copagri e Coldiretti – chiedono un tavolo di confronto urgente con il governo per evitare che l’incertezza normativa distrugga migliaia di attività.

L’Italia contro l’Europa?

Oltre alle proteste, emerge anche un possibile conflitto con il diritto europeo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza dell’ottobre 2023, ha stabilito che gli Stati membri non possono vietare la coltivazione e la vendita di infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC, salvo rischi provati per la salute pubblica – che al momento non risultano documentati.

La nuova legge italiana, quindi, potrebbe essere annullata per violazione del diritto comunitario. Non solo: se l’Italia dovesse essere condannata dalla Corte UE, potrebbero scattare sanzioni economiche da parte della Commissione Europea.

Una scelta ideologica?

Secondo Bizzarri e molti osservatori, questa misura appare più ideologica che razionale. Mentre altri Paesi europei – come Francia e Germania – investono nella filiera della canapa industriale, riconoscendone i benefici ambientali ed economici, l’Italia rischia di perdere terreno e opportunità.

La canapa non solo assorbe grandi quantità di CO₂, ma riduce anche l’uso di pesticidi. Eppure, in Italia, un comparto legale e sostenibile viene represso senza confronto.

Il rischio concreto

Il Decreto Sicurezza non solo mette in ginocchio un settore, ma criminalizza migliaia di persone. In poche righe di legge si cancellano anni di investimenti, innovazione e occupazione. E mentre le istituzioni tacciono, gli imprenditori si preparano a difendersi in tribunale.

In gioco non c’è solo una pianta. Ma il principio di legalità, di proporzionalità e di ascolto. E il rischio – come avverte Bizzarri – è che in nome di un’ideologia si finiscano per colpire cittadini onesti e trasformare agricoltori in delinquenti.