Provaci, adesso. Provaci a dire che tanto la vita va avanti, che noi non ci facciamo condizionare, che la paura non vincerà. La paura ha già vinto, signori. E quanto successo in piazza San Carlo sabato sera sta lì, con le sue agghiaccianti immagini, a ricordarcelo ogni secondo. Certo, il “genio” che fa esplodere un petardo in questo momento storico in una piazza gremita da migliaia di persone andrebbe come minimo sottoposto a Tso. Ma andiamo a quello che è successo dopo. Al delirio collettivo. Quello che dà il peso e la misura del mondo in cui stiamo vivendo.
Hai voglia a sentirti al sicuro quando stai passeggiando e un signor nessuno ti branca per un braccio e ti taglia la gola. Hai voglia a parlare di intelligence e prevenzione: scovalo tu, tra mille passanti, uno che ha una lama in tasca.
Grazie a tutti i grandi filosofi di vita che ci rammentano in queste ore: «Non dobbiamo cambiare le nostre abitudini». Certo che non lo faremo. Ma non perché ce lo dite voi, bensì perché la quotidianità ce lo impone. Ma capite che da qui al sentirsi invulnerabili ce ne passa.
Sabato sera a un certo punto mi sono imposta di spegnere la tv. Ho guardato le mie figlie che dormivano e mi sono chiesta se sono stata un’incosciente a metterle al mondo. Perché se la storia ci insegna che, prima o dopo, libertà e democrazia trionfano su tutto, il presente non ci insegna un bel niente. E questo non fa di nessuno nè vinto nè vincitore. Fa schifo. E basta.