L’omicidio di Michele Della Malva, avvenuto il 10 dicembre 2011, è un caso che sfida le normali dinamiche investigative, intrecciando moventi economici, relazioni clandestine e un’ombra oscura di pratiche occulte. La ricostruzione fornita dal sostituto procuratore di Busto Arsizio, Ciro Caramore, rivela un reticolo di bugie, omissioni e manipolazioni che coinvolgono direttamente Adilma Pereira Carneiro, moglie della vittima, e il suo presunto amante, il pluripregiudicato Maurizio Massè.
La notte dell’omicidio: un piano studiato nei minimi dettagli
Secondo le ricostruzioni, Massè era più di un semplice amante di Adilma: la loro relazione era un segreto noto a molti, incluso il vicinato. La notte tra il 9 e il 10 dicembre, Massè e Della Malva entrarono insieme nella villetta di via Solferino 7 a Mesero. I due uomini, legati da un passato comune e da rapporti d’affari poco chiari, si chiusero in una stanza del piano ribassato. Testimoni oculari, tra cui i figli di Adilma, confermano che quella notte entrambi erano presenti nell’abitazione.
All’alba, Massè lasciò la casa furtivamente. Poco dopo, Della Malva iniziò a mostrare i segni di un malessere atroce: delirio, dolori insopportabili, sintomi compatibili con un avvelenamento. Nonostante le ripetute richieste di aiuto da parte della figliastra Ariane, Adilma rimase impassibile, lasciando trascorrere ore prima di chiamare i soccorsi. Quando finalmente lo fece, alle 10:34 del mattino, il marito era già morto da tempo.
Un delitto costruito con precisione: la morte come messinscena
L’autopsia, effettuata prima della cremazione richiesta dalla stessa Adilma, ha rivelato dettagli inquietanti: nello stomaco della vittima erano presenti due sacchetti di plastica non sigillati con tracce di cocaina. Un elemento che contraddice l’ipotesi di un’overdose accidentale e apre la strada alla teoria dell’avvelenamento.
Secondo gli investigatori, Della Malva potrebbe essere stato drogato con una bevanda contenente sonniferi, reso inoffensivo da una sostanza paralizzante iniettata nei talloni e infine avvelenato con una dose letale di cocaina alterata. Una tecnica sofisticata, pensata per eliminare la vittima senza segni di colluttazione, inscenando un’overdose fatale.
Il movente: soldi, tradimenti e ambizioni criminali
Le indagini puntano su un movente economico. Secondo Igor Benedito, figlio di Adilma, la donna e Massè miravano a impossessarsi di un “tesoretto” che Della Malva custodiva presso la casa del cognato a Milano. Il piano prevedeva perquisizioni illegali e la spartizione di beni di valore. Tuttavia, il denaro e gli orologi preziosi non furono mai trovati, segno che il delitto potrebbe essere stato orchestrato su informazioni sbagliate o con scopi più complessi.
L’ipotesi che Adilma fosse legata a circuiti criminali prende corpo anche attraverso altre morti sospette nel suo passato. L’ex marito Paulo Benedito, padre di Igor, fu ucciso in Brasile in circostanze mai chiarite. La stessa Adilma avrebbe più volte ammesso al figlio: “O vivevo io, o viveva lui”, lasciando intendere una propensione spietata alla sopravvivenza a qualsiasi costo.
Bugie, omissioni e depistaggi: il ruolo di Maurizio Massè
Maurizio Massè, noto negli ambienti del narcotraffico milanese, ha cercato di deviare le indagini fornendo versioni discordanti. Prima ha dichiarato di non ricordare il nome della moglie di Michele Della Malva, poi ha cercato di dipingere la vittima come un uomo depresso e incline all’autodistruzione.
Tuttavia, le prove lo smentiscono. Testimoni chiave, tra cui una vicina di casa e i figli di Adilma, confermano la sua presenza costante nell’abitazione e il legame con la donna. Le sue dichiarazioni appaiono sempre più come un maldestro tentativo di allontanare i sospetti da sé e dalla sua amante.
L’ombra dell’esoterismo: riti occulti e magia nera
Il capitolo più oscuro di questa vicenda riguarda le pratiche magico-religiose di Adilma Pereira Carneiro. La donna non solo era una devota del Candomblé, religione afro-brasiliana, ma era anche legata alla Quimbanda, una forma di magia nera.
Nella sua ultima abitazione a Parabiago è stata trovata una stanza dedicata ai rituali, piena di bambole, candele e oggetti esoterici. Secondo il figlio Igor, sua madre partecipava a cerimonie di purificazione che includevano sacrifici animali e incantesimi. Alcuni inquirenti sospettano che l’omicidio di Della Malva possa aver avuto anche un significato rituale, oltre che un movente economico.
Un disegno criminale più grande?
Le connessioni tra il caso Della Malva e altre morti sospette fanno emergere uno scenario inquietante. Il pubblico ministero ipotizza che la vicenda si inserisca in un più ampio disegno criminoso, che collega l’omicidio di Fabio Ravasio (ultimo compagno di Adilma), la morte di Paulo Benedito e altre azioni violente avvenute nel corso degli anni.
Se questa pista fosse confermata, Adilma Pereira Carneiro potrebbe essere una figura ben più complessa di quanto appaia: non solo una donna coinvolta in relazioni pericolose, ma una mente fredda e calcolatrice, capace di manipolare e orchestrare delitti con spietata lucidità.
Un caso ancora aperto
L’omicidio di Michele Della Malva non è solo un episodio di cronaca nera, ma il tassello di un puzzle che si estende su più livelli: passionale, economico e occulto. Le indagini proseguono, ma ogni nuovo dettaglio svela un labirinto di inganni e tradimenti, in cui la verità sembra sfuggire dietro un velo di bugie e mistero.