VARESE Sulla lama di un pugnale di Giuseppe Piccolomo ci sono le tracce del dna di Carla Molinari, la tipografa in pensione uccisa e amputata di entrambe la mani nel novembre del 2009 a Cocquio Trevisago. Lo ha riferito il perito Carlo Robino che ha esposto stamani davanti al presidente della Corte d’assise di Varese, Ottavio D’Agostino, i risultati delle analisi effetuate in sede di incidente probatorio su alcuni oggetti appartenenti all’artigiano, accusato di omicidio e vilipendio di cadavere.
Dalla perizia, che costituisce uno degli elementi cardine dell’accusa, è emersa quindi con “pressochè assoluta certezza” la presenza di sangue della vittima sul coltello lungo una trentina di centimetri, che potrebbe essere l’arma del delitto. Altre analisi sono state eseguite dal perito, che si è già occupato degli omicidi di Cogne e Garlasco, su un secondo coltello ritrovato dietro un cassonetto a Cocquio Trevisago, su una scatola di guanti in lattice, su una felpa e sull’auto dell’imputato, dove però non sono state ritrovate tracce biologiche della vittima. Durante l’udienza del processo sono stati interrogati alcuni testimoni presentati dal legale dell’uomo, che continua a proclamarsi innocente.
f.iagrossi
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