Il fascismo spacca il Comune Ma pensate a tombini e Pgt

Troppo spesso la politica locale è la brutta copia di quella nazionale. Eppure si tratta di amministratori conosciuti, cresciuti e calati nella realtà di riferimento, eletti in base alla bravura più che alla tessera (ammesso che sia vero che alle amministrative l’elettore sceglie la persona e non il partito), teoricamente dediti al bene della propria comunità. Com’è, allora, che invece si trastullano nel vizio peggiore di chi governa, cioè ondeggiare periodicamente tra la contemplazione dell’ombelico e l’enunciazione dei massimi sistemi, perdendo di vista ciò che veramente conta e urge nella vita della polazione?

Vari consigli comunali di ogni latitudine dello Stivale, Varese compresa, in questi anni si sono occupati di grandi fatti: da Eluana Englaro ai marò bloccati in India, dai sanguinosi rivolgimenti del mondo arabo al femminicidio. Tutto lodevole: peccato che vari consigli comunali di ogni latitudine dello Stivale, Varese compresa, si siano “dimenticati” di sfornare a tempo debito i rispettivi Pgt, che non sono dettagli leziosi, ma le road map dello sviluppo futuro del territorio. Poi sul tema è arrivata dall’alto un’italianissima proroga salvatutto, ma la figuraccia è rimasta.

Da settimane a Palazzo Estense è letteralmente rissa tra fascismo e antifascismo: prima la querelle sulla cittadinanza onoraria a Mussolini, poi la mozione sulle manifestazioni estremiste.

A parte che (primo) piaccia o no l’Italia di oggi è figlia della lotta antifascista, che non fu dei soli partigiani comunisti, e (secondo) su certi argomenti di civiltà dovrebbe essere persino superfluo dibattere e votare.

A parte questo: qualcuno, lì dentro, si rende conto che il consiglio comunale non è l’Onu? Che certe pompose prese di posizione sono di impatto pratico nullo? Che il compito degli amministratori locali non è risolvere la fame nel mondo o abbattere Assad, bensì, più modestamente, garantire una buona qualità della vita quotidiana, badando alle strade, all’illuminazione, ai tombini, all’ambiente, alla sicurezza, ai trasporti pubblici, alla salute psicofisica della gente?

Si rendono conto di rappresentare i cittadini che li hanno votati? O rappresentano sé stessi? O magari vengono prima le ideologie? O, peggio, si accontentano di fare gli yesmen in cambio della cadrega?

Il guaio è che i comandati si comportano come i comandanti: al Salone Estense c’è più gente quando sono in agenda vuoti dibattiti di fantapolitica o quando si decidono cose concrete? La risposta giusta è la prima, purtroppo. Bene hanno fatto i gruppi di estrema destra a volantinare contro questo andazzo, benché la loro posizione al momento sia un tantino interessata.

Attendiamo fiduciosi di trovare, nei prossimi ordini del giorno e nelle future mozioni dei nostri avveduti e lungimiranti amministratori, questioni di vita o di morte come l’opportunità o meno di censurare l’amministrazione Obama per il cyberspionaggio venuto alla luce in questi giorni, o di mantenere l’intitolazione di una via a Garibaldi e di una statua ai suoi fedelissimi.

E non osiamo immaginare cosa accadrà quando, un giorno lontano, ci sarà da dedicare qualcosa a Bossi o a Berlusconi. Ops, sta’ a vedere che adesso qualcuno si alza, grida alla provocazione e scrive una mozione.

Varese

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