Mercoledì 29 giugno è stata una giornata storica per i rapporti tra Europa e Svizzera: l’euro vale meno di un franco. Ciò avvantaggia, evidentemente, i frontalieri italiani.
Alle 17,08 di ieri un euro era scambiato a 0,9991 franchi: la prima volta dopo 7 anni, quando la Banca Nazionale Svizzera abbandonò il tasso minimo di scambio. Secondo gli economisti, la banca centrale elvetica non punterebbe più a un indebolimento della valuta, in vista dell’aumento dell’inflazione.
E’ previsto, quindi, che la banca centrale interrompa gli acquisti di valuta estera che effettua da diversi anni per evitare che il franco si rafforzi troppo e danneggi gli esportatori. La BNS ha accumulato qualcosa come 775 miliardi di franchi in valuta estera dal 2009, ma in un contesto come quello attuale, con un aumento così sensibile dei prezzi, il franco forte limita l’inflazione importata.
Quindi la Banca Nazionale Svizzera potrebbe decidere di vendere la valuta estera accumulata se il franco dovesse indebolirsi, poiché la BNS “non sembra disposta a tollerare un significativo deprezzamento del franco”, scrivono gli analisti del Credit Suisse.