«Il fumetto, un’arte che resiste nell’epoca delle nuove tecnologie. Il ritorno della “Baraonda”? Noi siamo pronti, lo spazio c’è». Parola di , il più celebre disegnatore della città, che ieri ha presentato, allo Spazio Arte Carlo Farioli, il nuovo corso di fumetto che prenderà il via il 21 settembre.
Riverso nella sua lunga carriera ha tenuto corsi di fumetto praticamente in tutta Italia: «Nelle scuole, ma anche per i malati psichici, per i bambini disagiati, per i dirigenti di azienda, per agenzie di coaching con finalità motivazionali. Del resto, il fumetto si presta ad un sacco di obiettivi, sempre meglio che camminare sui carboni ardenti…». Ma di fatto è la prima volta di una proposta così generalista nella sua Busto: «Con – spiega Riverso – è nata l’idea di farlo stabilmente in città, un corso aperto ad adulti e bambini e che si potrà anche spostare nelle scuole oltre che nello Spazio Arte. Ci aspettiamo buoni risultati, la dimostrazione sarà alla fine del corso, quando i partecipanti potranno esporre le loro opere nella galleria per far capire come funziona il messaggio del fumetto».
Sarà un corso tradizionale, spiega il vignettista e disegnatore, «pensato per chi ha voglia di imparare cos’è il fumetto e non tanto di disegnare ma di acquisire le tecniche della realizzazione di un fumetto, oltre a conoscere la storia di questo “film disegnato” che si può usare in tanti modi e contesti». Una tipologia di target a cui Riverso consiglia il corso è quella dei genitori con i loro bambini: «Mi è capitato raramente, ma sarebbe ancora più divertente. È una bella esperienza, perché scatta una sorta di competizione tra un bambino che ha la mente più “sgombra” e un adulto, che con le sue sovrastrutture, si approccia e risolve il fumetto in modo diverso».
D’altra parte, nell’epoca della comunicazione digitale il fumetto resiste: «Nel cartaceo oltre all’intrattenimento è sempre più letteratura disegnata, in tv c’è sempre più spazio, mentre quando ho iniziato a lavorare a Zelig il disegnatore non si usava per niente, perché occupava una telecamera e non “stava dentro” nei budget – racconta – Il web comunque dà la possibilità di arrivare dall’altra parte del mondo». E visto che il rapporto con lo Spazio Arte Carlo Farioli è
nato nel nome di un’amicizia dei tempi del giornale satirico bustocco “La Baraonda”, viene spontaneo chiedere a Riverso, che ne era uno degli autori, se ritornerà quell’esperienza: «A noi dei B300 lo chiedono tutti. Siamo anche pronti a riproporre un’esperienza editoriale sulla scia della “Baraonda”, se ci fossero sponsor a sostegno. Lo dico sempre che a Busto, se ci fosse più voglia di investire, con la cultura si potrebbe mangiare di più e mangiare tutti».