All’alba le colonne di fumo bianco che da mercoledì mattina non lasciano il Campo dei Fiori sono tornate altissime: la montagna è tornata a bruciare nelle ore in cui si sperava di poterlo schiacciare definitivamente. In tutto sono andati in cenere 45 ettari di bosco. Dopo una mattinata in cui i due Canadair in volo sull’incendio, l’elicottero dei vigili del fuoco e le squadre di terra fronteggiavano il rinfocolarsi del rogo sopra Velate e in prossimità della cima del Monte San Francesco, il vento che dalle 16 ha iniziato a soffiare a 16 chilometri orari, ha sparigliato le carte.
Le fiamme adesso minacciano l’Osservatorio del Campo dei Fiori. Sul posto sono stati schierati diversi operatori con sette automezzi a tutela degli impianti di telecomunicazione e della struttura di ricerca. Verso le 19 un altro fronte di fuoco si è avvicinato al piazzale Lodovico Pogliaghi nella frazione di Sacro Monte: nell’area stanno operando dieci vigili del fuoco con quattro automezzi soprattutto a salvaguardia del ristorante Il Ceppo che da anni ha sede lì.
Sempre nella tarda serata, quando il campo dell’unità di crisi è stato spostato da Casciago alla Schiranna, nel comune di Luvinate in località “cascina Zambella” si è registrata una riaccensione delle fiamme: sul luogo una squadra opererà per tutta la notte.
Alle 17.30 circa i Canadair sono tornati alla base, a Genova. E il fuoco, non più schiacciato dalle “bombe d’acqua” è tornato ad ardere. Sulla montagna si distinguono cinque fronti di fuoco: puntano tutti verso la sommità. Per non intralciare le operazioni dei soccorritori è stata completamente chiusa la strada che porta al Sacro Monte.
Per tutto il giorno i Canadair hanno continuato a girare in cerchio: lago di Varese, rifornimento, acqua sganciata sull’incendio, lago di Varese, rifornimento. I lanci sono molto precisi. Le squadre di terra hanno lavorato per costruire le linee tagliafuoco. Le foglie secche che sono cadute dagli alberi vengono soffiate via. I vigili del fuoco e i volontari della protezione civile costruiscono barriere di terreno che il fuoco non riesce a valicare. È così, anche, che si difende l’Osservatorio Schiaparelli. Linee tagliafuoco che creano vere barriere contro le fiamme.
Sino a quando, però, non si alza il vento. Che ha iniziato a soffiare ieri: secondo le previsioni avrebbe dovuto posarsi a mezzanotte circa. E questa era la speranza di tutti. Per vincere il rogo l’acqua dal cielo da sola non basta: l’acqua schiaccia le fiamme ma poi bisogna entrare nel bosco. Scavare sotto la cenere per eliminare i focolai. La brace ardente viene trovata sino a 40, 50 centimetri di profondità: il bosco è così secco che l’aria filtra e continua a alimentare le braci nascoste.
È questo che rinfocola roghi apparentemente spenti. Al Brinzio, vicino alla Rasa, altro punto dato alle fiamme nella serata di venerdì, sono stati organizzati ieri turni di sorveglianza della protezione civile e squadre antincendio in via preventiva. Sempre in via preventiva ieri è stata evacuata a Barasso un’azienda agricola con tre persone e 50 polli a causa del fumo molto denso. Al momento le fiamme non minacciano l’abitato.
Si indaga per individuare i responsabili dell’accaduto: con l’incendio ancora in corso, però, i carabinieri forestali non possono ricostruire con esattezza l’accaduto. L’ipotesi del piromane è sempre accreditata. Mentre la provvidenziale pioggia almeno sino a giovedì non si vedrà.