– Il genio di Flaminio Bertoni trova “casa” a Volandia. «Finalmente un salto di qualità per il museo Bertoni» esulta Pierguido Baj, presidente dell’associazione dedicata al grande designer originario di Masnago, noto nel mondo per aver “firmato” modelli di auto entrate nella leggenda, come la Citroen DS e la 2CV.
L’inaugurazione ieri pomeriggio nel museo dell’Aeronautica alle ex officine Caproni. I capannoni dell’ex reparto lattonieri sono la nuova “casa” della collezione finora ospitata nell’inadeguata
sede di Varese. «Un luogo simbolico – sottolineano i curatori Renata Castelli e Alberto Bertoni – dopo essersi formato come scultore, Flaminio Bertoni aveva iniziato a lavorare alla Macchi proprio come lattoniere. È da lì che, individuato da una delegazione francese come persona capace, è andato in Francia, dove alla Citroen e non solo, ha potuto esprimersi in tutta la sua grandezza». Il museo vede al centro della scena le quattro auto più rappresentative della sua capacità creativa: Traction Avant, Citroen Ds, Due Cavalli e Ami 6. Attorno, una parte della sua produzione di artista «eclettico»: bozzetti, disegni, sculture e studi per la realizzazione delle carrozzerie di automobili e autofurgoni.
«Scolpiva le auto, preparando modellini in scala ridotta, con un metodo che trasferì all’industria – fanno notare i curatori – un designer all’avanguardia, una figura che merita di essere valorizzata. Finalmente uno spazio ideale per dare valore al patrimonio di questa collezione: è un punto d’arrivo ma anche di partenza». Sì, perché il genio di Flaminio Bertoni merita da tempo di essere riscoperto. «Io sono contento soprattutto per Flaminio Bertoni – ammette il presidente di Volandia Marco Reguzzoni – da quello che raccontava il figlio, soffriva molto per il fatto di non essere conosciuto come meritava. Una circostanza figlia del suo tempo, di italiano che lavorava a Parigi e del fatto che Citroen voleva che il suo marchio fosse in prima fila. Ora però la DS sta diventando un marchio di fabbrica di Citroen, quasi una rivincita di Bertoni». E quindi, per Reguzzoni, il trasferimento del museo negli spazi di Volandia arriva come «riconoscimento da parte del Paese che Flaminio Bertoni aveva lasciato. E testimonianza del coraggio di chi aveva saputo osare, un insegnamento che la figura di Bertoni lascia a noi e ai nostri figli».
Per l’associazione Flaminio Bertoni, che aveva aperto il museo ai tempi della presidenza della Provincia di Marco Reguzzoni (con l’allora assessore Giovanni Battista Gallazzi, ieri presente), finalmente la sede da tempo cercata: «Rispetto al museo di prima, la collezione fa un salto di qualità di altissimo livello, grazie alla collaborazione di tutti» spiega Pierguido Baj, presidente dell’associazione. «Qui c’è la giusta dimensione per il genio di Bertoni – aggiunge Ariel Atzori, vicepresidente dell’Asi, l’associazione delle auto e moto storiche – è un sogno che si è realizzato dopo parecchi anni, perché a Varese il museo era poco conosciuto e decentrato. Non c’è di meglio che un museo per la nostra missione di preservare veicoli storici».
La prestigiosa “aggiunta” del museo Flaminio Bertoni, dopo quella del museo Ogliari, rappresenta un salto di qualità anche per Volandia, come sottolinea il presidente del comitato scientifico Claudio Tovaglieri: «Ci piacerebbe crescere sempre più come museo dei trasporti. Crescere anche per prolungare la sosta dei visitatori qui a Malpensa». Anche il presidente della Provincia Gunnar Vincenzi parla di «nuovo tassello importante per l’intero territorio, che fa di Volandia sempre più un punto di riferimento museale e culturale. Diamo un senso alle nostre istituzioni sviluppando progetti così importante. Sono rimasto colpito dalla raffinatezza del museo, una chicca all’interno di questi capannoni stupendi». Emozione condivisa dai sindaci di Somma Lombardo (Stefano Bellaria) e di Angelo Bellora (Cardano al Campo) a nome dei Comuni soci di Volandia: «Un pezzo alla volta si amplia il museo per promuovere le eccellenze del Made in Italy del territorio varesino».