Il 20 ottobre 1944, Milano si svegliò a un giorno di sole e temperature miti. Tuttavia, la tranquillità fu interrotta alle 11:14 dall’allerta aerea: i bombardieri americani dell’Usaaf si avvicinavano. Solo dieci minuti dopo, 342 bombe furono sganciate sui quartieri operai di Gorla e Precotto, causando una delle più grandi tragedie della guerra. Nella scuola elementare “Francesco Crispi”, 184 bambini e 20 tra insegnanti e bidelli persero la vita mentre cercavano di mettersi in salvo.
Don Ferdinando Frattino, che arrivò poco dopo l’attacco, descrisse scene devastanti: le scale crollate e i bambini sepolti tra le macerie. Quella mattina cancellò un’intera generazione a Gorla, un quartiere che era cresciuto intorno alle fabbriche del Nord Milano.
La strage di Gorla, avvenuta per un errore di navigazione, ha segnato un punto cruciale della guerra. Invece di colpire gli stabilimenti Breda, i bombardieri colpirono aree residenziali, causando 614 morti tra Gorla e Precotto. Non solo nelle case, ma anche tra le persone in fuga che cercavano riparo sotto il ponte ferroviario di viale Monza.
In occasione dell’ottantesimo anniversario della tragedia, il documentario “Finché sono al mondo”, trasmesso su Rai 3, raccoglie le testimonianze di alcuni dei pochi sopravvissuti, come Graziella Ghisalberti e Giuditta Trentarossi, che condividono i loro ricordi di quel giorno.
Il bombardamento del 20 ottobre 1944 fu il più letale su Milano durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche se il numero totale delle vittime in città superò le 2.000, l’attacco su Gorla rimane il più significativo. Altri bombardamenti seguirono nei mesi successivi, con cacciabombardieri che continuavano a colpire obiettivi civili, lasciando una scia di distruzione e dolore. Una memoria dolorosa che resta impressa nel cuore della città e dei suoi abitanti.