VENEGONO INFERIORE I cani abbaiano troppo disturbando la quiete pubblica. Il giudice ordina di allontanarli dai vicini. Ma l’Aidaa insorge e chiede il rispetto dei diritti degli animali. Succede a Venegono Inferiore. L’episodio è stato denunciato e reso noto dalla stessa associazione ambientalista. «Il fatto – si legge in un comunicato stampa – è accaduto a una signora di Venegono Inferiore che nei giorni scorsi si è vista ordinare dal giudice la “cessazione immediata delle immissioni acustiche provenienti dai cani di loro proprietà; la rimozione del cane posto all’interno della gabbia nel cortile e sua collocazione al di fuori del cortile e a distanza dalle finestre dei ricorrenti tale da eliminare le immissioni sonore durante il giorno e la notte; la restrizione dei cani lasciati fino ad oggi liberi all’interno di spazi altrettanto lontani dal cortile e dalle predette finestre”».
La decisione del giudice ha sollevato le ire e le proteste dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente che denuncia come tale provvedimento «sia da considerare inaccettabile in quanto non solo considera i cani come degli oggetti di cui ordinare la rimozione ma che non tiene conto assolutamente di quelle che sono le normative previste dalle leggi di tutela degli animali».
«Ordinare la restrizione di un cane va contro quelle che sono le normative previste dalle leggi di tutela degli animali di affezione che prevedono l’obbligo di tenere i cani ed i gatti in ambiti idonei – spiega <+nero>Lorenzo Croce, presidente di Aidaa – così come ordinarne l’allontamento coatto significa indurre il proprietario dell’animale ad abbandonarlo, ma è tutta da verificare anche la sussistenza della motivazione del disturbo della quiete e del riposo che sta alla base della decisione del giudice».
L’Aidaa è pronta a dare battaglia: «È inaccettabile quanto contenuto nel provvedimento emesso dal tribunale». Per questo fa sapere che affiancherà la signora «in ogni attività di tutela del suo diritto a tenere i cani, e sopratutto i cani a poter vivere tranquillamente la loro vita negli spazi attualmente occupati e non certo ad essere costretti segregati in spazi angusti o lontani dalla casa dove vivono con i loro amici umani».
b.melazzini
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