– Lectio magistralis al Sacro Monte del grande attore italiano . Appuntamento da non perdere il questa sera alle 21, alla Terrazza del Mosè con “Il grande inquisitore” di Fjodor Dostoevskij, nell’ambito del festival “Tra Sacro e Sacro Monte”, diretto da Andrea Chiodi.
Il grande attore di Novara, dopo Fellini e Visconti, aveva interpretato Ivan nello sceneggiato televisivo di Bolchi che lo consacrò al grande pubblico.
«Vivo da quarant’anni col Grande Inquisitore di Dostoevskij – racconta Orsini – da quando cominciai ad occuparmene in occasione di un romanzo sceneggiato che alla fine degli anni sessanta fu realizzato da Sandro Bolchi per la Rai-TV e che fu seguito da più di venti milioni di persone per otto settimane di seguito. Qualcosa di inimmaginabile oggi».
Ma non sarà solo uno spettacolo teatrale ma «una chiacchierata sui Fratelli Karamazov, una lezione sulla poesia, tra Pascoli e Leopardi, sul pensiero, sulla filosofia, una chiacchierata utile a partire dal capolavoro di Dostojevskij» spiega l’attore che ha convissuto per tanti anni col personaggio di Ivan, «ci saranno passi da Karamazov sulla fede, la libertà, il dubbio, la religione. Mi rivolgerò al pubblico, come fosse una ted conference, in cui parlerò del personaggio che ha rappresentato una cosa importante nella mia vita. Parlerò dello sceneggiato molto amato dal pubblico ed entrato nell’immaginario collettivo».
Orsini si confronterà con il chiaroscuro di uno dei personaggi più discussi e tormentati della letteratura: Ivan Karamazov.
«Alla fine esce da questo personaggio, Ivan, una specie di Faust alla ricerca di se stesso. Il grande Inquisitore sarà un pezzo declinato in chiave moderna, diretta. Reciterò in maniera secca, incisiva, come fosse la parola di un leader, a cui le persone si assoggettano facilmente».
Nello spettacolo emergerà con forte intensità il tema della ricerca della libertà degli uomini e una critica al cattolicesimo: «Gli uomini sono costretti a essere liberi, ma la libertà li rende infelici, perciò sono felici soltanto nell’appartenere a qualcosa o qualcuno, vivere in quello che Dostoevskij chiama confortevole formicaio. È un dono terribile la libertà, che ha dato loro molto tormento. Cristo ha negato agli uomini la prova del miracolo. Dio ci mette alla prova, gli uomini non si rendono conto di questa libertà. L’uomo non è preparato a vivere la libertà, deve delegare qualcuno e va a cercare questo qualcuno sotto terra e lo trova. C’è una critica molto dura alla cristianità».
Ci sarà spazio anche per l’uomo Umberto Orsini, oltre all’attore che ha interpretato Dostoevskikj: «La mia serata verterà su queste tematiche, ma parlerò anche di me stesso, del mio rapporto con Dostoevskij, con il personaggio Ivan, secondo la mia interpretazione. C’è una matrice shakespeariana nel personaggio: c’è l’abisso. Ivan è stato un personaggio che ho studiato allora e che ha avuto una grande incisività sull’immaginario collettivo: la mia grossa notorietà nasce da lì, oltre ai film in cui ho recitato con Fellini (“La dolce vita”) e Visconti (“La caduta degli dei”, con cui l’attore si aggiudica il Nastro d’argento e “Ludwig”, ndr)».
Dopo Karamazov, Umberto Orsini sarà impegnato con l’intenso spettacolo “Copenhagen” in calendario da ottobre: «È un testo di successo ma non è semplice, che si basa sulla fisica: gli scienziati Niels Bohr, sua moglie Margrethe e Werner Heisenberg, due grandi fisici si incontrano nel 1941, ma il loro è un incontro che si conclude con una lite. Il loro tentativo è quello di chiarire cosa avvenne a Copenaghen, quando, improvvisamente, il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr, in una Danimarca occupata dai nazisti. Se quei due si fossero messi d’accordo, grazie a questo incontro-scontro, la bomba atomica forse sarebbe stata nelle mani di Hitler e oggi non ci sarebbe più l’occidente».